Ye Liang Dhi con il volto tumefatto dopo l'aggressione di lunedì pomeriggio

PESCARA

Massacrato di botte dentro casa. Il titolare di Hai-bin: un inferno 

Il proprietario dello stabilimento-ristorante aggredito da tre banditi: «Mi hanno puntato il cacciavite alla gola, legato mani e piedi. Erano pronti a uccidermi»

PESCARA. «Mi hanno massacrato di botte, con un cacciavite alla gola. Me li sono ritrovati a casa, appena sono rientrato, ed è iniziato il mio inferno».Ye Liang Shi, 74 anni, fondatore, insieme alla figlia Yeru, dello stabilimento-ristorante cinese Hai Bin, in viale della Riviera, ha il volto tumefatto, un polso ingessato e la testa piena di ferite, quelle lasciate dal cacciavite con il quale i malviventi lo hanno tenuto sotto minaccia per circa mezz’ora prima di ottenere i soldi e tutto quello che di valore c’era in casa: diecimila euro prelevati dalla cassaforte, altri duemila trovati nel borsello dell’uomo e un Rolex del valore di circa sette mila euro. Poi l’hanno legato mani e piedi con dei vestiti e il filo del ferro da stiro e sono scappati. Erano in tre.

leggi anche: Il palazzo della rapina in piazza Primo Maggio (Foto G. Lattanzio) Urla e botte, ma i vicini non hanno sentito nulla  I residenti del palazzo: «Non è la prima volta, ma adesso abbiamo davvero paura» Preoccupazione anche tra i commercianti: «Il centro è sempre meno sicuro»  

Tutto è avvenuto lunedì pomeriggio, poco dopo le 16 in pieno centro, nel palazzo al civico 4 di piazza Primo Maggio.
Sul letto dell’appartamento al quinto piano ci sono ancora i vestiti macchiati di sangue, come i pavimenti, le porte, i muri. Li hanno analizzati gli uomini della Scientifica, intervenuti con la polizia e il 118 dopo che l’anziano, sanguinante e ancora legato, è riuscito a chiedere aiuto alla dirimpettaia. In ospedale è stato giudicato guaribile in 21 giorni, ma sono ben altre le ferite che si porterà dietro. Il terrore di quei momenti lo racconta lui stesso: «Erano stranieri, sembravano dell’Est, ma parlavano italiano ed erano in contatto telefonico con una donna al pianterreno che faceva da palo». Ne è sicuro il 74enne perché, rientrando dal ristorante, come lui stesso riferisce, si è reso conto di essere seguito.
«Sono arrivato al portone intorno alle 16. Una donna mi seguiva. Era al telefono, poi ho capito che era il palo. Ho preso l’ascensore e sono arrivato a casa. Ho aperto la porta e mi sono trovato davanti quei tre. Ho indietreggiato per la paura». L’imprenditore prova a reagire, inizia a urlare: «Ho gridato forte, urlavo aiuto, sperando che mi sentissero nel palazzo, ma niente. Loro mi hanno preso per le braccia, mi hanno trascinato dentro casa e mi hanno puntato il cacciavite alla gola. Avevano già messo tutto sottosopra. Chiedevano i soldi ma di una cassaforte non ricordavo la combinazione. E mi hanno massacrato di botte. Poi hanno aperto l’altra e hanno arraffato tutto quello che c’era. Chiedevano perfino le scarpe di marca i vestiti. Prima di andarsene mi hanno fatto girare il filo del ferro da stiro intorno al collo, mi hanno bloccato mani e piedi utilizzando anche dei vestiti, bloccandomi anche la bocca. Poi mi hanno preso a calci sui piedi per non farmi rialzare, mentre già mi avevano quasi spezzato il braccio sinistro che ho dovuto ingessare. Quando sono andati via, dopo un po’ sono riuscito a slegarmi e a suonare dalla vicina. E ha chiamato la polizia e i soccorsi. Sono salvo per miracolo», conclude stravolto, «se non li avessi assecondati mi avrebbero ucciso».
Partono dal racconto della vittima e dalle tracce lasciate dai malviventi le indagini della squadra Mobile. Da una prima ricostruzione, i rapinatori sarebbero entrati in casa passando da una finestra del bagno, aperta a calci, raggiunta attraverso la corte esterna del palazzo a cui si accede dai finestroni delle scale. Difficile capire come abbiano potuto attraversare uno strettissimo davanzale di marmo senza rischiare di cadere nel vuoto, ma anche questo è un elemento utile alle indagini. Si tratta sicuramente di gente agile, ladri acrobati che lunedì pomeriggio si sono trasformati in rapinatori senza scrupoli.
©RIPRODUZIONE RISERVATA