Mette incinta la nipote 13enne. Condannato a 4 anni, ma lui nega

5 Febbraio 2025

Il ventenne era, all’epoca dei fatti, compagno della zia della ragazzina e non ha mai riconosciuto il neonato. La vittima confermò quel rapporto. Il giovane, accusato di atti sessuali con una minore, dovrà risarcirla 

PESCARA. Arriva la condanna in primo grado, davanti al gup Francesco Marino e con il rito abbreviato, per un giovane di origini campane (all’epoca ventenne), accusato di violenza sessuale aggravata su una ragazzina che all’epoca dei fatti aveva 13 anni. Quattro anni di reclusione, contro gli otto anni chiesti al termine della requisitoria dal pm Gabriella De Lucia: questa la decisione del gup. Il giudice ha quindi accolto parzialmente quanto sostenuto dalla difesa (rappresentata dall’avvocatessa Paola Di Spirito), e ha derubricato la violenza sessuale aggravata in atti sessuali con una minorenne, applicando così una pena inferiore.

La storia risale all’estate del 2021 e vede protagonista questo giovane che all’epoca aveva un rapporto di convivenza con la zia della ragazzina. Nel capo di imputazione si legge che l'imputato «aveva il primo rapporto sessuale completo, quando la ragazzina era ancora tredicenne (asseritamente l'unico e non consenziente) e, comunque, dopo tale rapporto, si instaurava una relazione “clandestina” tra i due (attestata dai messaggi presenti sul cellulare della minorenne)», e nel marzo del 2022 la vittima partoriva una bambina, di cui il prevenuto «confessava alla compagna di essere il padre».

Ma ieri, durante la discussione, il legale dell’imputato ha sostenuto che tra i due non ci fu mai nessun rapporto sessuale e che l’imputato non ha mai riconosciuto quella nascita. Non solo, ma non ci sarebbe ad oggi nessun riscontro sul fatto che quella bimba sia dell’imputato, anche perché non è stato possibile eseguire nessun esame del Dna. Sta di fatto che, quando l’adolescente rimane incinta, in casa scoppia il putiferio (tanto che la giovanissima finisce insieme alla sua bambina in una casa famiglia). Il padre della vittima sembra che in quel periodo fosse rinchiuso in carcere.

Intanto le indagini vanno avanti (anche con l’ausilio del gruppo antiviolenza) e si arriva a un passaggio importante: l’incidente probatorio richiesto dalla procura per cristallizzare le dichiarazioni della giovane parte lesa ed evitare un possibile inquinamento delle prove. L’esame protetto della vittima si conclude con delle dichiarazioni accusatorie della ragazza: la vittima avrebbe confermato quel rapporto con il compagno della zia. E ieri il passaggio decisivo con la sentenza.

Il giudice ha dichiarato l’imputato colpevole di atti sessuali con una minorenne (escludendo l’accusa più pesante formulata dalla pubblica accusa), applicando allo stesso il divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati da minori; divieto di svolgere lavori che prevedano un contatto abituale con minori; obbligo di comunicare alla Questura di Pescara la propria residenza e gli eventuali spostamenti dalla stessa.

Ma, soprattutto, il giudice ha accolto le richieste della parte civile (rappresentata dall’avvocato Angelo Pettinella) e condannato l’imputato al risarcimento del danno che ha liquidato in 75mila euro. L’avvocatessa Di Spirito, che per il suo assistito aveva concluso chiedendo la riqualificazione del fatto e l’assoluzione anche con formula dubitativa, ha comunque annunciato il ricorso in appello.

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