Notifiche e sisma, slitta il processo
Discarica di Bussi, rinvio a ottobre. La procura pensa a nuove perizie.
PESCARA. Dopo oltre un’ora di appello di imputati e avvocati nella sala del gup affollata all’inverosimile, l’udienza preliminare per la mega-discarica di Bussi è stato rimandata al 29 ottobre 2009. Davanti a un processo che si annuncia lungo e complesso, il gip Luca De Ninis ha annunciato che predisporrà un calendario di udienze straordinarie (due o tre a settimana) per esaurire tutte le questioni preliminari, a partire dalle richieste di costituzione di parte civile (oltre venti). Ma se i tempi si allungano, le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Anna Rita Mantini, non si fermano: la procura, infatti, non esclude un approfondimento del quadro accusatorio, basato sulla richiesta di nuove perizie. Formalmente è bastato un errore nella notifica all’avvocato Michele De Luca, del foro di Milano, per far slittare tutto.
Ma le cause di rinvio avrebbero potuto essere altre due: la residenza di uno degli indagati a Bussi sul Tirino, uno dei comuni de «cratere» del terremoto elencati nel decreto Abruzzo, che per il difensore Augusto La Morgia avrebbe dovuto far scattare il rinvio d’ufficio, e il legittimo impedimento di un secondo indagato, gravemente ammalato. Tutto rinviato, quindi, compresa la costituzione delle parti civili, con gli avvocati di enti e associazioni ambientaliste che si sono riservati di produrre gli atti alla ripresa delle udienze, a esclusione della Provincia, unica amministrazione ad aver formalizzato la decisione. Tutte presenti le parti offese (eccetto il comune di Chieti), compreso l’avvocato dello Stato Carlo Maria Pisani, in rappresentanza del ministero dell’Ambiente, della Regione Abruzzo e del commissario del bacino Aterno-Pescara, organo del dipartimento di Protezione civile.
Ad annunciare la decisione di costituirsi parte civile, anche i comuni di Bussi sul Tirino, presente in aula con il vice sindaco Giulio Di Berardino, che ha rinunciato al diritto di avvalersi dei termini sospensivi del decreto Abruzzo, al pari del comune di Torre de’ Passeri, mentre da tre associazioni che non figuravano tra le venti parti offese hanno chiesto di entrare nel processo come parti civili: Anpana (Associazione nazionale protezione animali natura e ambiente) e Lida (Lega italiana diritti degli animali), entrambe di Roma, e la Lac (Lega abolizione caccia), con sede a Milano.
«Il pm non ha escluso un ampliamento del quadro accusatorio, dal momento che si sta procedendo a ulteriori approfondimenti» ha detto il vice sindaco Di Berardino, ricordando che, accanto al procedimento penale, «c’è un processo amministrativo davanti al Tar del Lazio in base al quale le società del polo chimico hanno impugnato l’ordinanza del commissario straordinario Armando Goio con cui si chiedeva la messa in sicurezza dei siti».
Ha sostenuto l’esigenza di nuove indagini tecniche anche l’avvocato Veronica Dini, legale di Mila Donnambiente, Italia Nostra, Marevivo ed Ecoistituto: «Spero che il gran numero di parti offese serva a dare spunti giuridici e tecnici utili per le indagini: è una situazione complessa ed è necessario stabilire in modo preciso il nesso causale tra le attività industriali e le contaminazioni del sito, che però sono molto risalenti nel tempo».
Ma le cause di rinvio avrebbero potuto essere altre due: la residenza di uno degli indagati a Bussi sul Tirino, uno dei comuni de «cratere» del terremoto elencati nel decreto Abruzzo, che per il difensore Augusto La Morgia avrebbe dovuto far scattare il rinvio d’ufficio, e il legittimo impedimento di un secondo indagato, gravemente ammalato. Tutto rinviato, quindi, compresa la costituzione delle parti civili, con gli avvocati di enti e associazioni ambientaliste che si sono riservati di produrre gli atti alla ripresa delle udienze, a esclusione della Provincia, unica amministrazione ad aver formalizzato la decisione. Tutte presenti le parti offese (eccetto il comune di Chieti), compreso l’avvocato dello Stato Carlo Maria Pisani, in rappresentanza del ministero dell’Ambiente, della Regione Abruzzo e del commissario del bacino Aterno-Pescara, organo del dipartimento di Protezione civile.
Ad annunciare la decisione di costituirsi parte civile, anche i comuni di Bussi sul Tirino, presente in aula con il vice sindaco Giulio Di Berardino, che ha rinunciato al diritto di avvalersi dei termini sospensivi del decreto Abruzzo, al pari del comune di Torre de’ Passeri, mentre da tre associazioni che non figuravano tra le venti parti offese hanno chiesto di entrare nel processo come parti civili: Anpana (Associazione nazionale protezione animali natura e ambiente) e Lida (Lega italiana diritti degli animali), entrambe di Roma, e la Lac (Lega abolizione caccia), con sede a Milano.
«Il pm non ha escluso un ampliamento del quadro accusatorio, dal momento che si sta procedendo a ulteriori approfondimenti» ha detto il vice sindaco Di Berardino, ricordando che, accanto al procedimento penale, «c’è un processo amministrativo davanti al Tar del Lazio in base al quale le società del polo chimico hanno impugnato l’ordinanza del commissario straordinario Armando Goio con cui si chiedeva la messa in sicurezza dei siti».
Ha sostenuto l’esigenza di nuove indagini tecniche anche l’avvocato Veronica Dini, legale di Mila Donnambiente, Italia Nostra, Marevivo ed Ecoistituto: «Spero che il gran numero di parti offese serva a dare spunti giuridici e tecnici utili per le indagini: è una situazione complessa ed è necessario stabilire in modo preciso il nesso causale tra le attività industriali e le contaminazioni del sito, che però sono molto risalenti nel tempo».