Pescara, i commercianti di via Muzii in strada contro la pista ciclabile / Video
Nel mirino la cancellazione di trenta posti auto: «La scelta del Comune lede la Costituzione, i nostri diritti e i nostri interessi»
PESCARA. Non vogliono la pista ciclabile, i commercianti e i residenti di viale Leopoldo Muzii. Lo ripetono da un anno agli amministratori, ai quali hanno inviato esposti e una petizione con 500 firme. E se proprio il Comune vuole farla, meglio sulla parallela via Isonzo dove ci sono abitazioni e non attività commerciali che rischierebbero la «chiusura o il trasferimento di sedi a causa del crollo degli incassi».
L’annunciato avvio dei lavori per la realizzazione della pista ciclabile, sul lato nord, non c’è stato malgrado i cartelli stradali indichino la rimozione delle auto già da ieri. Intanto, oggi alle 11, il comitato cittadino per Leopoldo Muzii, terrà una manifestazione in strada, nella zona della farmacia Caldarelli, allo scopo di «rendere noti alla cittadinanza gli effetti della delibera comunale numero 377 del 20 novembre 2017 «che istituisce la striscia ciclabile, non senza la cancellazione di una trentina di posti auto. In un volantino, stampato per pubblicizzare l’iniziativa, il comitato descrive in maniera colorita gli effetti della delibera in sette punti: dal coprifuoco «per residenti e negozianti dopo le sei di sera, col divieto di accesso degli autoveicoli», all’abolizione «del diritto di libera circolazione nel territorio della Repubblica sulla base dell’articolo 16 della Costituzione», alla «deprivazione del tenore di vita goduto dagli altri cittadini», al «divieto di coltivare rapporti familiari, amicali e sociali oltre i 200 dalla propria abitazione per impossibilità di utilizzo autovettura». E ancora: all’obbligo «di retrocedere alla vita di paese del 1800», al «crollo del valore immobiliare» e, infine, alla «ghettizzazione di residenti e negozianti che dichiarano ufficialmente guerra al Comune», pur ammettendo, i commercianti, che «per principio» non sono contrari alla pista ciclabile. Intanto venerdì scorso, lungo il lato sud del viale, sono stati posizionati i cartelli con il «divieto di fermata con rimozione forzata dal 22 gennaio al 10 marzo 2018 dalle ore 6 alle ore 18 di ogni giorno».
Annalisa Cieri, della lavanderia ST ha già dichiarato fallimento: «La pista ciclabile ci ammazzerà. Sicuramente ci costringerà a trasferirci altrove. Per venti anni abbiamo sconfitto la crisi, ma questa volta non ce la faremo perché i nostri clienti, che arrivano anche da Montesilvano, Francavilla e Chieti, non potranno caricare vestiti e coperte sulle bici. Però i vigili pronti a multare ci sono sempre, un cliente ha speso in lavanderia 1 euro e 80 centesimi e fuori in doppia fila ha preso 82 euro di multa».
Dopo 47 anni di alti e bassi nell’attività è demoralizzata, Jole Gaspari che affianca la figlia Roberta Mancini nel negozio di intimo per signore: «Su questa strada ci sono una quarantina di esercizi commerciali che non possono permettersi di eliminare del tutto il traffico veicolare perché l’80 percento degli acquisti li fanno i clienti che arrivano in auto. Vogliono tagliare il marciapiede ed eliminare i parcheggi. Toglieranno anche la fermata del bus? Sarebbe un disastro anche per me che arrivo da Portanuova ogni giorno. Se proprio vogliono farla, raccordino la pista di viale Regina Margherita con quella di viale Sabucchi, tirando dritto in direzione della zona di Sant’Antonio. Non si può fare su una strada così trafficata, dove le auto portano movimento economico. A nulla sono valsi esposti e riunioni, qui prima o poi ci scapperà il morto».
È preoccupato per l’incolumità dei bikers, Antonio Mazzocchetti, titolare del bar Kolorado che insieme a una residente, Marina Aloisio, riflette: «Il flusso veicolare, anche con la presenza delle scuole nelle vicinanze, è molto alto e il rischio per i ciclisti aumenta. In via Cesare Battisti la pista è scolorita e nessuno la ridipinge. Prima, forse, bisognerebbe pensare a una programmazione globale, anche per i disabili».