Pescara, le vetrine spente di un commercio in crisi
Quarantotto locali sfitti nel centro commerciale e tanti cartelli “liquida tutto” ma ci sono anche piccoli segnali positivi come l’apertura di una pizzeria
PESCARA. Le vetrine accese migliorano il volto di una città. La colorano, la illuminano, fanno pensare al benessere e invogliano al passeggio. Il panorama del centro cittadino di Pescara in questo senso sta cambiando, e non in meglio.
Di locali sfitti, che una volta ospitavano fortunate attività commerciali ben note anche oltre i confini cittadini, se ne contano almeno 48. Un numero altissimo, che mette a nudo la grande crisi di questi tempi. E tutto questo nel circuito di strade che interessa corso Vittorio Emanuele II, corso Umberto I, via Nicola Fabrizi e le interne via Giuseppe Mazzini, via Firenze, via Cesare Battisti e limitrofe. Saracinesche chiuse o peggio, vetrine vuote e dentro qualche scaffale spoglio, di un negozio dismesso. Molte di quelle vetrine negli ultimi mesi sono state coperte da enormi pannelli di carta: "Liquida tutto". E poi, vuotato il negozio, si chiude. Qualcuno si trasferisce in altri posti o vende su internet, qualche altro cessa l'attività magari perché non va più bene, o perché anziano non ce la fa più, e i figli vogliono fare tutt'altro che i commercianti.
È il caso della coltelleria Di Giacinto, ad esempio, che ha chiuso i battenti il 31 dicembre scorso dopo più di 150 anni. Il signor Marcello ha 72 due anni e poca voglia di continuare, il settore è in declino e poi, la crisi. A giudicare dalle vetrine vuote, a soffrire di più un momento non florido è la categoria merceologica dell'abbigliamento. Gli armadi, forse, sono troppo pieni, e il capo nuovo non è più una priorità. Meglio puntare sugli oggetti piccoli, poco costosi e utili. E allora via al fiorire di negozi per la casa, piccola oggettistica. In questo senso qualche nuova apertura c'è stata.
In via Firenze, ad esempio. O in via Mazzini. Bene la piccola ristorazione. Pizza al taglio, bar, aperitivi. Il sabato pomeriggio in centro se ne fa grande uso. In via Firenze, Riccardo Ciferni ha aperto recentemente la sua (ennesima...)storica pizzeria Trieste. Niente tavoli, solo qualche posto a sedere. Una pizzetta e via.
Bene anche le librerie. In quella che era la galleria Monti , su corso Vittorio Emanuele II, la Mondadori ha aperto un grande punto vendita: è sempre pieno, come del resto la concorrente Feltrinelli in via Milano.
Male le piccole botteghe. Uno dei panifici storici di via Firenze, "Le golosità", in quella via ormai quasi completamente pedonale, ora non c'è più. Così anche un fruttivendolo in via Mazzini. Forse per l'alimentari dell'ultimo minuto il cittadino si rivolge sotto casa, poi c'è lo spauracchio della grande distribuzione, mentre in centro l'affitto spesso troppo è alto, e ilgioco non vale la candela.
Di movimento c'è, e ce n'è tanto. Ma è più fuori che dentro i negozi. Il consumo è cambiato e la crisi ha costretto le abitudini a modificarsi, a rinunciare a qualcosa in favore di qualcosa di più importante. Chi c'è ancora, però, non si perde d'animo. Va avanti sperando che qualcosa possa cambiare in meglio. Che l'economia, che è un ciclo, torni a segnare una curva di ascesa che manca da più di qualche anno.
Paola M.S. Toro
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