LA STORIA
Ponte Flaiano, il Gran Ballo Excelsior di D'Alfonso
A Pescara aperto alle auto il nuovo ponte / LE FOTO
PESCARA. Chi più chi meno, un po’ tutti abbiamo giocato con i trenini elettrici, da piccoli. L’avrà fatto anche Luciano D’Alfonso. Ma c’è da scommettere che, più che i vagoni e le locomotive, al presidente della Regione, interessassero i binari, i cavalcavia, i ponti. E avrà sicuramente pensato, fin da quando portava i calzoni corti, che un giorno quel gioco si sarebbe potuto trasformare in un mestiere. O quasi. Non è una sorpresa, quindi, che quando c’è da costruire un ponte o da inaugurarlo non stia nella pelle. Ed era così a ieri mattina quando, alle 10, è sceso, carico come una molla, dalla sua auto blu, in camicia e cravatta (la giacca blu anche quella, ma di tonalità carta da zucchero, l’aveva lasciata in macchina). Pronto alla chiacchiera off the record («Se metto in ombra il sindaco? Non credo, questo ponte è anche affare della Regione. E poi, Marco (Alessandrini ndr) ha la sfortuna che io, di queste cose, me ne intendo») e alla esibizione documentale. Tanto per capirci, per rivendicare una sorta di jus primae noctis, insomma la paternità primigenia del progetto del Ponte Flaiano, tira fuori un dossier delle dimensioni della Bibbia di Re Giorgio che raccoglie tutte le delibere che hanno portato a questo mastodonte con tanto di Vela di cemento bianca che avrebbe fatto venire la strizza anche a Moby Dick. Si capiva che era la sua festa, quella di ieri. L’inaugurazione del nuovo ponte faceva da compensazione emotiva a quella mancata del Ponte del Mare, otto anni fa. Quella volta mancò al taglio del nastro perché i suoi guai giudiziari (tutti risolti con assoluzioni) l’avevano disarcionato dalla poltrona di sindaco di Pescara. Ma adesso. Be’ adesso (cioè ieri mattina) c’era lui a coreografare il Gran Ballo Excelsior dell’inaugurazione: dalla sfilata dei bambini con palloncini bianchi e bandierine tricolori (ma lo zucchero filato promesso non c’era) a un’altra di sfilata, quella di adulti in accaldatissime giacca e cravatta, il plotoncino dei politici, guidati da lui stesso e dal ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, arrivati pedalando in bicicletta dal lungofiume fino a sotto la Velona candida di intonaco dove li attendeva la cerimonia dei discorsi.
E lì, insensibile alla calura che, a dispetto del cielo grigio, arrostiva grandi e piccini, il presidente della Regione ha spiegato l’importanza dell’opera, alternando l’italiano comune al dalfonsese, ringraziando presenti e assenti, vivi e trapassati, insomma tutti quelli che hanno contribuito all’Opera. Poi, la parola e le opere sono passate a Delrio («Il caro Graziano», per dirla con D’Alfonso) che ha sciolto il fioccone tricolore legato intorno alla Vela e scoperto la targa con la citazione di Ennio Flaiano, «Con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole», scolpita nella pietra bianca della Maiella da due suoi compaesani di Lettomanoppello, Massimo e Franco Aceto.
Infine, la sfilata (la terza) avanti e indietro sul ponte con lui a far da cicerone a un ormai frastornato ma sempre cortese Delrio: prima dal lato ovest poi da quell’est. Fra un’indicazione e l’altra («Guarda quanto è bello da qui, Graziano») strette di mano e brevi conversari con amici, elettori e questuanti della politica. E sì, anche ripetute foto di gruppo, con politici muniti di fascia e non. L’ultima tappa, nel circolo canottieri La Pescara, per una bevuta. Lui stappa un Crodino, come in un vecchio Carosello. Gli altri preferiscono Fanta e Coca Cola. Il presidente pontiere fa in tempo anche a sussurrare all’orecchio di Delrio che il progetto è costato solo 25 mila euro. Da non crederci. Ma lui giura che è così. Il resto della cerimonia, gli altri discorsi che lo attendono in Comune, si capisce che gli interessano quanto gli auguri di compleanno fatti fuori tempo massimo. Sì, perché lui lontano da ponti, binari e cavalcavia, si sente come in esilio. «Se dovessi scegliere fra la politica e la presidenza dell’Anas, sceglierei l’Anas», confida con un sorriso che non mente.
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