Processo Le Naiadi: “Serraiocco la mente della bancarotta, interessi personali dietro al crac”
Era la mente delle piscine Le Naiadi, «il dominus» dietro una bancarotta da circa 7 milioni di euro. Questo dicono le motivazioni della sentenza di condanna a carico di Vincenzo Serraiocco, il commercialista con il pallino della politica
PESCARA. «Posto che il dottor Serraiocco è emerso dall’istruttoria dibattimentale come il principale artefice del disegno predatorio che ha condotto al prosciugamento di tutte le risorse della Progetto Sport Gestione Impianti srl, deviate, senza adeguate giustificazioni e in assenza di contropartite, a favore di altri organismi societari, riconducibili agli imputati, a questi non possono essere riconosciute le circostanze attenuanti generiche che potranno, invece, essere riconosciute a favore degli altri imputati Livio Di Bartolomeo e Paolo Colaneri, che hanno sicuramente rivestito un ruolo di minor rilievo (sebbene non marginale) nella vicenda. Dunque, l’imputato Serraiocco deve essere condannato alla pena di 4 anni e mesi sei di reclusione, Di Bartolomeo e Colaneri alla pena di tre anni di reclusione ciascuno». È la conclusione cui sono giunti i giudici del tribunale di Pescara nelle motivazioni poste a fondamento della sentenza di condanna per tre dei quattro imputati del processo per la bancarotta fraudolenta della Progetto Sport che gestiva il complesso de Le Naiadi. Unico assolto il socio Daniele D’Orazio (difeso dall’avvocato Roberto Serino) per il quale è stata riconosciuta la completa estraneità alle vicende di bancarotta fraudolenta contestate, così come aveva anche chiesto il pm Andrea Papalia.
QUOTE CEDUTE A SE STESSO. I giudici compiono in sentenza un’attenta disamina di tutti i fatti della lunga e complessa vicenda, soffermandosi in particolare sulla decisione di Serraiocco (commercialista e candidato anche alla carica di sindaco di Pescara) di cedere le quote (al valore nominale di 900 euro) della Progetto Sport Nuoto Ssd (quella che era la vera cassaforte delle Naiadi) «a se stesso a Colaneri e D’Orazio». «La dismissione», scrivono i giudici in sentenza, «della partecipazione sociale, operazione che, a ben vedere, non aveva alcuna giustificazione nemmeno in termini di un’efficiente ed utile politica imprenditoriale, ha di fatto comportato la perdita del controllo dell’attività natatoria oltre che dei relativi e consistenti incassi, esponendo la società in concordato anche all’eventuale inadempimento da parte della Ssd nel pagamento dei canoni di affitto degli spazi acqua. La Progetto Sport Nuoto Ssd era una società che, nonostante un capitale sociale di soli 900 euro nominali, produceva incassi per circa 1.600.000/1.700.000 annui che rappresentavano un flusso di cassa importante per la continuità aziendale della società in concordato, venuto meno a fronte dell’acquisto di una posizione creditoria che, come detto, poteva esporre la società in concordato a possibili inadempimenti e così poi era stato». SEGRETI IN VASCA. I giudici hanno anche evidenziato come il commissario giudiziale, Claudia Mariani, sia stata tenuto spesso e volutamente all’oscuro di una serie di operazioni: circostanza emersa anche da alcune intercettazioni telefoniche. Come quella in cui Serraiocco parla con un funzionario della Bper delle criticità afferenti alla procedura concorsuale, «si coglie come Serraiocco si volesse sottrarre alla vigilanza del commissario giudiziale: “che c. deve sapere quella, è già troppo quello che sa”».
L’ASSEGNO IN CASA, E poi c’è tutta la vicenda legata ai 750mila euro erogati dalla Regione Abruzzo, e in particolare di quegli assegni circolari per 450mila euro ritrovati in casa di Serraiocco, il cui possesso era stato giustificato dall’imputato per evitare l’«aggressione» da parte dei creditori. E che Serraiocco fosse il dominus di tutte le operazioni emerge sempre dall’istruttoria e dalle intercettazioni, come quelle, ad esempio, legate al pagamento degli stipendi ai dipendenti che Serraiocco gestiva personalmente, decidendo chi dovesse essere pagato e chi no. «Anche nella gestione della continuità aziendale Serraiocco dimostra di voler gestire la società in concordato da “padrone”, pretendendo di scegliere a chi, tra i dipendenti, pagare gli stipendi e a chi no», scrivono i giudici. Serraiocco parla con un uomo non identificato che gli chiede se poteva pagare: «Posso andare io di criterio», gli dice l’interlocutore, «o hai qualche tua precedenza?»; «No, mandami l’elenco te lo dico io. Le teste di c. non le paghi».
«INTERESSI PERSONALI». Altra conversazione interessante quella tra Serraiocco e Colaneri, quando «i due erano venuti a sapere della presentazione dell’istanza di fallimento da parte della procura e Serraiocco motivava l’istanza sulla base dell’affermazione: “Perché ha fatto la relazione il commissario, non le potevamo dire le cose che tu sai”. Emerge come entrambi fossero a conoscenza di questioni nascoste al commissario giudiziale e che non erano state inviate le dovute relazioni al commissario. Ciò era evidentemente finalizzato a nascondere al commissario la circostanza che non si intendeva dare esecuzione al piano omologato, ma perseguire altri e non pertinenti interessi economici personali». La Progetto Sport Gestione Impianti venne dichiarata fallita il 24 aprile del 2019.
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