PESCARA

Rancitelli, lo slargo della vergogna accanto al Ferro di cavallo abbattuto

15 Gennaio 2025

Cocci di bottiglia e cumuli di rifiuti sono il cartello pubblicitario di uno spiazzo abbandonato ormai adibito allo spaccio, all’uso di droghe e, secondo i residenti, alla prostituzione. Tutto avviene alla luce del giorno. E in uno spazio che è del Comune. È lo slargo della vergogna

PESCARA. Cocci di bottiglia e cumuli di rifiuti sono il cartello pubblicitario di uno spiazzo abbandonato ormai adibito allo spaccio, all’uso di droghe e, secondo i residenti, alla prostituzione. Tutto avviene alla luce del giorno. E in uno spazio che è del Comune. È lo slargo della vergogna, appena all’angolo di via Tavo e visibile a chiunque passi di lì.

Lo scorso 11 settembre in via Tavo sono iniziati i lavori per la ricostruzione del palazzo “Ferro di cavallo”, la cui demolizione, conclusa lo scorso febbraio, era stata assunta a simbolo della vittoria contro il degrado e la criminalità in questa parte di Rancitelli. La realtà è che le attività criminali che avevano nel “fortino della droga” la propria base operativa non sono state sconfitte. Si sono solo spostate di qualche metro. Accanto al cantiere della ricostruzione – che al momento è solo un insieme di pozzanghere e macerie– c’è uno slargo, di proprietà del Comune, che assolve le stesse funzioni del Ferro di cavallo.

Basta camminare accanto al cantiere per vedere questa piazza dello spaccio a cielo aperto. Il viavai è fitto, a qualunque ora del giorno e della notte si può comprare di tutto: marijuana, cocaina, ma soprattutto crack ed eroina, le droghe più vendute. Un paio di spacciatori sono sempre lì all’angolo, pronti ad esaudire le richieste dei loro clienti.

Addentrandosi in questo slargo si ha l’impressione di avanzare verso una vera e propria discarica.

C’è ogni tipo di rifiuto: bottiglie di vetro rotte, cartacce, resti di cibo e scarpe lasciate da qualche sventurato. E bisogna stare attenti anche a dove mettere i piedi: oltre ai cocci di bottiglia, ci sono le siringhe utilizzate per il consumo di eroina.

Stando sempre al racconto di alcuni residenti, nello slargo c’è anche un giro di prostituzione.

Il progetto di ricostruzione del Ferro di cavallo prevede la conclusione dei lavori entro settembre. Sorgeranno 56 nuovi alloggi dell’Ater. Case popolari che dovrebbero essere assegnate ai cittadini in attesa dello scorrimento della graduatoria, ammesso che abbiano sempre intenzione di trasferirsi accanto ad una “piazza di spaccio”.

«Vivo in un appartamento fatiscente», racconta una residente di Rancitelli, «mi hanno proposto di trasferirmi al Ferro di cavallo dopo la fine dei lavori, ma io non voglio. Ho paura. Preferisco rimanere nel mio appartamento con la muffa».

Se criminalità e degrado non sono una novità per Rancitelli, colpisce il fatto che queste attività criminali avvengano in uno spazio pubblico, di proprietà del Comune. Non c’è transennamento o barriera di alcun tipo, tutto avviene al margine della strada, sotto lo sguardo di passanti e residenti.

Un ulteriore segno del degrado sociale dopo anche la denuncia di don Max, il prete-coraggio che cerca di togliere Rancitelli dalla marginalità.

Ieri don Max ha raccontato al Centro del racket delle case occupate, gestite da boss che le affittano a disperati, chiedendo in cambio un compenso oppure di diventare “cavallini”, manovalanza dello spaccio che faccia dell’appartamento la propria base operativa. Ormai, però, nascondersi in casa non serve più: nello slargo della vergogna tutto avviene alla luce del sole.

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