Rigopiano, ecco la mail che tira in mezzo la politica
È del 2014 la richiesta di fondi per la Carta pericolo valanghe di cui in Regione non si fece mai niente
PESCARA. Tutto documentato. La consapevolezza del rischio valanghe già ad agosto del 2012 e la necessità, riscontrata dal dirigente del servizio Prevenzione dei rischi di protezione civile Carlo Giovani a giugno del 2013 di dare attuazione alla legge del 92 in materia di prevenzione dei pericoli e rischi da valanga con la realizzazione della Clpv, come relazionato dal suo predecessore Vincenzo Antenucci nella mail del 27 novembre 2012. Tutto documentato, anche la sottovalutazione del rischio, con la richiesta di fondi per quella Clpv che finiscono nel dimenticatoio. E ancora, la difficoltà operativa degli uffici della Protezione civile che rimangono sguarniti al punto che il 9 gennaio il responsabile regionale del servizio Meteomont invia una mail ai referenti della protezione civile Abruzzo chiedendo la pubblicazione del comunicato che avvisava la popolazione del pericolo valanghe di grado 4, ma non sa più chi è il referente dopo lo spostamento di Sabatino Belmaggio. Anche se poi il comunicato viene diffuso, e non come il 17 e il 18 gennaio, quando l’ingegner Domenico Macrini - che nei giorni precedenti aveva sollecitato l’urgente necessità di personale tecnico al posto del geometra andato improvvisamente in pensione - resta bloccato lui stesso a casa per la neve. E la diffusione del bollettino del rischio valanghe che prevede un grado di pericolo 4-5 (forte) per caduta su tutta la regione deve aspettare il 19, il rientro al lavoro dell’ingegnere.
Nelle due milioni di mail reperite sul server della Regione per ricostruire come e perché non è stata attuata la Carta di localizzazione pericoli da valanga che la delibera di giunta del 17 marzo 2014 ordinava di realizzare, è documentata anche la rapidità con cui, dopo la tragedia di Rigopiano, la Regione trova un milione e 300mila euro per la realizzazione della Clpv già il 6 febbraio del 2017, quando il presidente D’Alfonso scrive via mail: «Ordine di esecuzione senza indugio: si provveda a rendere disponibile la cifra indicata dal capo dipartimento Primavera, e contemporaneamente si dispone l’immediato riscontro favorevole». Ma soprattutto, quello che i carabinieri forestali sono riusciti a ricostruire, ma su cui stanno ancora lavorando, è il punto in cui sembra fermarsi l’iter per la realizzazione della Clpv. La Carta che, come hanno ribadito gli avvocati del sindaco e del Comune di Farindola, Cristiana Valentini, Goffredo Tatozzi e Massimo Manieri che con la loro memoria hanno richiesto indagini in tal senso, avrebbe evitato le 29 morti. Il nodo è la mail del 23 giugno 2014 che il neo presidente della giunta regionale D’Alfonso scrive ai dirigenti per conoscere tutte le iniziative in corso. Tre giorni dopo Pierluigi Caputi, direttore dei Lavori pubblici e della Protezione civile gira quella mail ai vari capi dei servizi tra cui Carlo Giovani, dirigente del servizio prevenzione rischi della protezione civile, chiedendo una relazione da inviare direttamente al presidente. Salvo poi correggersi, a con una mail di rettifica in cui dice che sarà lui, Caputi, il tramite col presidente.
E Giovani scrive: «In materia di prevenzione del rischio valanghe è in corso di predisposizione la Carta di localizzazione del pericolo da valanga sui bacini sciistici del Gran Sasso e Prati di Tivo. Occorrerà, in virtù della legge regionale 47 del 1992, estendere tale studio sull’intero territorio regionale ove è presente il rischio valanghe in relazione al grado di antropizzazione e al grado di frequentazione dei bacini sciistici presenti. Per tale attività», ed è questo il punto chiave su cui si sono concentrati gli investigatori, «occorrerà stanziare risorse specifiche».
Un mese dopo, segue il carteggio via mail con cui i dirigenti e i funzionari della protezione civile, sollecitati da Antonio Iovino, inviano proposte sulla protezione civile da inserire nel documento di programmazione economica finanziaria. E tra queste, sintetizza Giovani nella mail del 29 luglio 2014, c’è l’impegno della protezione civile regionale a continuare la caratterizzazione del territorio montano abruzzese attraverso la realizzazione di una prima fase della Clpv».
Il documento di programmazione economica viene approvato dalla giunta regionale il 9 dicembre del 2014. Ma in quel documento relativo agli anni 2015-2017 non c’è traccia di riferimenti alla Clpv. (s.d.l.)
Nelle due milioni di mail reperite sul server della Regione per ricostruire come e perché non è stata attuata la Carta di localizzazione pericoli da valanga che la delibera di giunta del 17 marzo 2014 ordinava di realizzare, è documentata anche la rapidità con cui, dopo la tragedia di Rigopiano, la Regione trova un milione e 300mila euro per la realizzazione della Clpv già il 6 febbraio del 2017, quando il presidente D’Alfonso scrive via mail: «Ordine di esecuzione senza indugio: si provveda a rendere disponibile la cifra indicata dal capo dipartimento Primavera, e contemporaneamente si dispone l’immediato riscontro favorevole». Ma soprattutto, quello che i carabinieri forestali sono riusciti a ricostruire, ma su cui stanno ancora lavorando, è il punto in cui sembra fermarsi l’iter per la realizzazione della Clpv. La Carta che, come hanno ribadito gli avvocati del sindaco e del Comune di Farindola, Cristiana Valentini, Goffredo Tatozzi e Massimo Manieri che con la loro memoria hanno richiesto indagini in tal senso, avrebbe evitato le 29 morti. Il nodo è la mail del 23 giugno 2014 che il neo presidente della giunta regionale D’Alfonso scrive ai dirigenti per conoscere tutte le iniziative in corso. Tre giorni dopo Pierluigi Caputi, direttore dei Lavori pubblici e della Protezione civile gira quella mail ai vari capi dei servizi tra cui Carlo Giovani, dirigente del servizio prevenzione rischi della protezione civile, chiedendo una relazione da inviare direttamente al presidente. Salvo poi correggersi, a con una mail di rettifica in cui dice che sarà lui, Caputi, il tramite col presidente.
E Giovani scrive: «In materia di prevenzione del rischio valanghe è in corso di predisposizione la Carta di localizzazione del pericolo da valanga sui bacini sciistici del Gran Sasso e Prati di Tivo. Occorrerà, in virtù della legge regionale 47 del 1992, estendere tale studio sull’intero territorio regionale ove è presente il rischio valanghe in relazione al grado di antropizzazione e al grado di frequentazione dei bacini sciistici presenti. Per tale attività», ed è questo il punto chiave su cui si sono concentrati gli investigatori, «occorrerà stanziare risorse specifiche».
Un mese dopo, segue il carteggio via mail con cui i dirigenti e i funzionari della protezione civile, sollecitati da Antonio Iovino, inviano proposte sulla protezione civile da inserire nel documento di programmazione economica finanziaria. E tra queste, sintetizza Giovani nella mail del 29 luglio 2014, c’è l’impegno della protezione civile regionale a continuare la caratterizzazione del territorio montano abruzzese attraverso la realizzazione di una prima fase della Clpv».
Il documento di programmazione economica viene approvato dalla giunta regionale il 9 dicembre del 2014. Ma in quel documento relativo agli anni 2015-2017 non c’è traccia di riferimenti alla Clpv. (s.d.l.)