L'udienza all'Aquila (foto Raniero Pizzi)

IL PROCESSO

Rigopiano, la Procura fa ricorso: nel mirino la mancata previsione

Depositato con tre giorni di anticipo rispetto alla scadenza del 24 giugno: la parola alla Cassazione

PESCARA - L'ultimo atto della tragedia di Rigopiano e dei suoi 29 morti rimasti sotto le macerie dell’hotel spazzato via da una valanga il 18 gennaio del 2017, è ora nelle mani dei giudici della Corte di Cassazione, con tre giorni in anticipo rispetto alla scadenza del 24 giugno. Ieri il procuratore generale dell’Aquila ha depositato il suo ricorso, così come hanno fatto anche i difensori degli imputati condannati in secondo grado all’Aquila, che sono tre in più rispetto a quelli usciti dal rito abbreviato celebrato a Pescara davanti al gup Gianluca Sarandrea. I giudici di secondo grado avevano aggiunto ai già condannati Ilario Lacchetta (sindaco di Farindola), Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio (dirigente e funzionario della Provincia all’epoca dei fatti, cui vennero inflitti 3 anni e 4 mesi ciascuno), anche il tecnico comunale di Farindola Enrico Colangeli (condannato alla stessa pena di Lacchetta di 2 anni e 8 mesi), ma soprattutto l'ex prefetto Francesco Provolo (assolto in primo grado e condannato in appello a un anno e otto mesi per falso) e del suo capo di gabinetto Leonardo Bianco (condannato per gli stessi reati del prefetto a un anno e 4 mesi).

 

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