Hotel Rigopiano

Sei indagati, ma la svolta è vicina 

Possibili nuove iscrizioni: fari puntati sui permessi e l’apertura dell’albergo

PESCARA. Sei indagati per la tragedia dell’hotel Rigopiano. Ma quell’elenco potrebbe presto allungarsi alla luce dei nuovi accertamenti disposti dalla procura di Pescara.
L’inchiesta, partita con l’ex procuratore capo Cristina Tedeschini poi trasferita a Pesaro, è passata nelle mani del nuovo procuratore Massimiliano Serpi e del pm titolare Andrea Papalia.
La prima parte dell’indagine ha preso in esame la percorribilità della strada Rigopiano-Farindola bloccata dalla neve a causa della mancata pulizia per oltre 24 ore. La strada provinciale 8, anziché essere sgomberata tempestivamente, è stata sepolta da circa due metri di neve e ha tenuto in trappola clienti e dipendenti del resort nello stesso giorno in cui si sono contate 5 scosse di terremoto.
Per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose sono indagati il presidente della Provincia Antonio Di Marco, il dirigente delegato alle Opere pubbliche Paolo D’Incecco, il responsabile della Viabilità provinciale Mauro Di Blasio. Stesso capo d’accusa per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e il geometra comunale Enrico Colangeli. Il direttore del resort Bruno Di Tommaso è indagato anche per violazione dell'articolo 437 del codice penale, che punisce l’omissione del «collocamento di impianti, apparecchi o segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro»: secondo l'accusa, non avrebbe previsto nel Documento di valutazione del rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori della sua ditta (la Gran sasso resort spa) il rischio di essere colpiti da una slavina.
Adesso, la seconda parte dell’indagine mira all’accertamento di altri fatti. Come l’apertura dell’albergo: l’hotel Rigopiano doveva essere chiuso quel giorno?