ABRUZZO

Sfiora un milione la conta dei danni provocati dai cervi / VIDEO

Le denunce degli agricoltori raggiungono quota 7mila dal 2019 al 2023, in vetta c’è il farro

L’AQUILA. Ma il danno complessivo causato dai cervi alle colture sfiora la cifra di un milione di euro. Così si legge in uno dei capitoli della relazione tecnica che la Regione ha commissionato alla società cooperativa DreAm che ha sede legale in Toscana. La premessa da farsi è che questa relazione è stata fortemente contestata dagli avvocati che assistono le associazioni ambientaliste.

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«L’impatto degli ungulati sulle colture costituisce una delle forme di danno economicamente più rilevanti», si legge nelle prime righe del report. «Per le seguenti analisi, sono stati impiegati come parametri d’impatto il numero di eventi e gli importi stimati. I dati non comprendono le aree protette», precisano inoltre i relatori. Entriamo nel merito.
Il numero di eventi registrati nel periodo 2019-2023 è di 6.954, con un notevole incremento negli ultimi due anni. In totale sono stati 87 i Comuni interessati, 579 le pratiche risarcitorie aperte e 895.340,97 euro i danni stimati, che salgono a un milione se si considera anche il 2024. Con una postilla: «Il dato relativo alla stima degli importi per l’anno 2022», si legge sulla relazione, «si discosta notevolmente rispetto dagli altri anni del periodo analizzato».

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«Tale difformità non può essere ricondotta esclusivamente ad un aumento del numero di perizie presentate oppure al loro valore medio, ma la ragione può essere legata a affetti di due tipi: 1) economico-finanziario, ovvero un temporaneo rincaro dei prezzi di mercato delle materie prime legato al conflitto in Ucraina; 2) sociale: aumento della consapevolezza di poter attingere ad uno strumento di indennizzo in previsione dell’avvio della gestione faunistico-venatoria. Alla luce di quanto esposto», prosegue il report, «il dato del 2022 non può essere utilizzato per la valutazione della reale dinamica temporale degli impatti da cervo sulle attività agricole. E ai fini dell’individuazione di una reale tendenza degli impatti da cervo, il dato del 2022 dovrebbe essere calmierato rispetto ai valori utilizzati per le stime negli altri anni».
Passiamo ai Comuni più danneggiati tra il 2019 e il 2023: al primo posto c’è Pettorano Sul Gizio (143.567,45 euro), seguono Castel di Ieri (111.010,52 euro), San Benedetto in Perillis (107.777,94 euro), Rocca Pia (56.491,18 euro) e Fagnano Alto (48.240,52 euro).
Per quanto riguarda le varietà interessate dal fenomeno, riportiamo in termini assoluti e percentuali le diverse colture danneggiate. In vetta c’è il Farro (112.231,16 euro pari 13%), seguono l’Erbaio (96.294,09 euro, 11%), l’Uliveto da olio (95.857,83 euro, 11%), l’Erba medica (95.997,94 euro, 11%), la Lupinella (59.713,40 euro, 7%), il Girasole (59.660,91 euro, 7%), la Soia (48.963,18 euro, 5%) e il Grano tenero (37.710,82 euro, 4%).
Nelle retrovie troviamo gli Ortaggi (25.770,11 euro, 3%), la Patata (26.848,05 euro 3%), lo Zafferano (22.749 euro, 3%) e Fave (30.370,93 euro, 3%).
La lettura delle tabelle riportate sulla relazione permette inoltre di verificare come lo spettro di colture interessate da impatti da cervo sia molto variegato, anche se nessuna di esse da sola rappresentano oltre il 50% degli importi richiesti. Infine, considerando la distribuzione temporale degli impatti, appare evidente che il periodo critico si collochi principalmente tra giugno e ottobre, che registra il 67% dei danni economici stimati tra il 2019-2023. (l.c.)
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