Spaccati sull’Autonomia Parola a 10 parlamentari
Lega e FdI compatti, Forza Italia cauta, mentre Pd, M5S e Azione attaccano
PESCARA. I rilievi della Corte costituzionale all’autonomia differenziata, con sette punti bollati dai giudici come “illegittimi”, segnano una battuta d’arresto nei confronti di quella che la Lega considera «la madre di tutte le riforme». Pur non ritenendo fondata la questione dell’incostituzionalità, la Consulta con un comunicato che anticipa i contenuti della sentenza ha accolto parzialmente il ricorso presentato da quattro Regioni (Puglia, Toscana, Sardegna e Campania) e ha invitato il Parlamento a intervenire. Ma l’Abruzzo come si schiera in questa partita?
Le reazioni dei dieci deputati e senatori abruzzesi seguono di riflesso la linea dei singoli partiti di riferimento, pur con alcune sfumature sostanziali. Eccole.
L’INVITO ALLA PRUDENZA.
Su tutte spicca la posizione del deputato Nazario Pagano (Forza Italia) che, nel suo ruolo di presidente della I commissione Affari costituzionali, sembra quasi mettere le mani avanti mentre invita ad attendere la pubblicazione della sentenza: «Prima di fare commenti», sottolinea, «bisognerà leggere le motivazioni. Adesso è stato semplicemente diramato un comunicato, seppure molto lungo».
«Valuteremo più avanti se è necessario riprendere il cammino della riforma, ipotizzo a gennaio dopo la sessione di bilancio, aprendo a nuove audizioni e verificando se e come il Governo intenda intervenire. In questo momento la commissione è attenzionata da altri provvedimenti: il decreto flussi, la separazione delle carriere e poi ci sarà la legge di bilancio. Dovrò sentirmi con il ministro Calderoli. La legge è stata approvata in una mia commissione, sotto la mia presidenza, il tema delle autonomie e dei riflessi legislativi dovrà essere affrontato in maniera non superficiale».
IL FRONTE DEL Sì.
I rappresentanti del fronte governativo del sì insistono tutti sul profilo di costituzionalità della riforma Calderoli. «La Corte Costituzionale ha dichiarato che la legge è coerente con la nostra Costituzione», specifica il senatore di Fratelli d’Italia Etel Sigismondi, «ha poi chiesto delle modifiche su alcune parti, che siamo pronti a recepire e valutare. La riforma non è stata smantellata come voleva il centrosinistra e quindi andrà avanti».
«Stiamo attuando quello che è stato inserito nella Costituzione con la modifica del titolo V votata dal centrosinistra, già in passato ci sono state Regioni sia di destra sia di sinistra che hanno chiesto la possibilità di avere maggiori deleghe rispetto a quelle attuali e quindi si è deciso di predisporre un disegno di legge procedimentale per l’attribuzione di maggiori competenze. L’opposizione parla di un'Italia divisa, ma io voglio ricordare che l'Italia è già squilibrata, perché alcuni sono migliori in alcune zone e più carenti in altre. La legge sull'autonomia differenziata, consequenziale all'approvazione dei Lep, può essere l'opportunità per evitare che ci siano regioni di serie A e di serie B».
«Nessuno vuole spaccare l’Italia», ragiona il collega di partito Guerino Testa, «semmai abbiamo l’occasione di offrire crescita, modernizzazione ed equità all’Italia e agli italiani. Come parlamentari ci impegneremo per contribuire a rendere questa legge pienamente operativa, con l’auspicio che l’opposizione faccia responsabilmente altrettanto».
Il senatore Guido Liris (FdI), da medico, insiste soprattutto sui Livelli essenziali delle prestazioni (Lep). «Ben venga l’approfondimento in sede parlamentare», dice, «può essere un'occasione per approfondire delle tematiche che abbiamo molto a cuore. Disciplinare bene i Lep significa affrontare nel merito la tematica su cui si muove questa legge che, se gestita bene, farebbe venire meno i divari tra regioni ricche e povere, tra Nord e Sud e tra capacità di spesa sul fondo sanitario assistenziale, nel rispetto dell’articolo 32 della Costituzione che è sempre stato una delle prerogative politico-amministrativa di Fratelli d'Italia. L’obiettivo è sanare le differenze, al fine di consentire una uniforme risposta sanitaria rispetto alla domanda nazionale, quindi abbattendo i timori di diritti diversi tra i cittadini della stessa nazione».
«Sono emersi rilievi tecnici e procedurali», rileva Alberto Bagnai (Lega), «sui quali si potrà lavorare per attuare una riforma costituzionale che è stata introdotta dalla sinistra con la legge Bassanini. Quindi o abbiamo scherzato nel modificare la Costituzione o dobbiamo dare attuazione a quelle riforme. Il tentativo è quello di dare attuazione ascoltando l'opposizione e tutti i presidi che l'ordinamento dispone, compreso il passaggio in Corte costituzionale».
IL FRONTE DEL NO.
Di tenore decisamente contrario le reazioni delle opposizioni, con il deputato del Partito Democratico Luciano D’Alfonso che ci va giù duro, bollando l’autonomia differenziata come una «cantonata ideologica che per fortuna la Corte Costituzionale ha saputo riconoscere con la sua permanente competenza nel merito».
«Da presidente di Regione», argomenta, «non ho mai chiesto di aumentare le competenze regionaliste, differenziandomi da tutti gli altri colleghi del tempo, modaioli del momento, ma solo di semplificarne le funzioni, facilitandone le coperture economiche, organizzative e tecnologiche. La Regione deve essere aiutata a fare solo la Regione, dettagliando una distinzione fisiologica che va fatta capire a tutti: non dovrà essere mai un super Comune extra-large né un insaziabile Stato baby. La Regione stabilita nella Carta deve fare legislazione, indirizzo, monitoraggio, programmazione e cooperazione rafforzata con le altre regioni d’Italia e dello spazio europeo».
Parla di «legge spacca Italia» il senatore Michele Fina (Pd): «Salvini minimizza parlando solo della necessità di qualche modifica alla legge sull'autonomia. In realtà la Consulta ha bocciato aspetti fondamentali evidenziando i pericoli e il pasticcio legislativo costituito dalla legge scritta da Calderoli e avallata dalla presidente Giorgia Meloni. Lo scambio di favori sulla pelle degli italiani, soprattutto su quella dei cittadini del Sud, è stato bloccato perché andava contro la legge. Non basterà quindi qualche piccolo ritocco a rendere accettabile una legge già bocciata dalla Consulta».
Sulla stessa linea anche Azione, con Giulio Cesare Sottanelli che tira in ballo anche il caso Albania: «Lo avevamo già detto in sede di approvazione, l'autonomia o si fa in un certo modo, con serietà e mettendo le coperture finanziarie sui Lep, oppure è una presa in giro. Ancora una volta abbiamo scoperto che si è trattato del solito slogan da campagna elettorale. L’Italia ha bisogno di azioni riformiste, ma che nello stesso tempo siano leggi applicabili. Tra l'autonomia differenziata e i flussi migratori, il Governo continua solo a illudere gli italiani, a perdere tempo senza risolvere i problemi».
Soddisfatte anche le parlamentari del Movimento 5 stelle. «Questa è una legge che abbiamo contrastato in ogni modo e in ogni senso, ho ricevuto anche una minaccia di querela da parte del ministro Ciriani quando stavamo occupando l'aula del Senato al momento della conversione», sorride Gabriella Di Girolamo nel ricordare che «quella querela non è mai arrivata. E’ arrivato invece uno smembramento di questo disegno di legge tanto caldeggiato dalla Lega e da Meloni. Sono molto soddisfatta anche perché la sentenza segue il ricorso di alcune regioni, tra cui anche la Sardegna con la nostra Alessandra Todde».
«La bocciatura di alcuni pilastri dell’autonomia differenziata rendono questo progetto inattuabile. Il centrodestra dimostra la propria incompetenza e di non conoscere né la Costituzione né il diritto europeo», rimarca Daniela Torto (M5s), «la Legge Calderoli oggi è svuotata, di conseguenza è possibile che il referendum possa non tenersi. I rilievi da noi posti sono stati recepiti e sono sostanziali, per cui l’Italia resta unita. Il nostro obiettivo è stato raggiunto».
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