Sub pescaresi ritrovano i dispersi a Santo Domingo / VIDEO

Sergio e Luca Cipolla hanno partecipato alle ricerche di due italiani, recuperati senza vita nel lago El Dudu

PESCARA. I sub pescaresi Sergio e Luca Cipolla, padre e figlio, hanno partecipato alle ricerche dei due italiani dispersi nel lago El Dudu, nella Repubblica Dominicana, dove si erano immersi sabato scorso.

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Dispersi nel lago a Santo Domingo, le immagini dei sub pescaresi
Il video girato durante le ricerche da parte dei fratelli Cipolla

E ieri sera, alle 20,30, hanno ritrovato i corpi di Carlo Barbieri, 56enne imprenditore edile ligure residente da diversi anni proprio nella Repubblica Dominicana, e di Carlo Basso, 43enne di Venezia, che era invece arrivato da alcuni mesi. I due amici, entrambi originari della provincia della Spezia, erano appassionati di diving, l’immersione subacquea in apnea o con autorespiratore. A prendere parte alle operazioni di ricerca sono stati Sergio Cipolla, 58enne ex luogotenente dei carabinieri, che da sei anni vive a una quarantina di chilometri da Santo Domingo, e il figlio Luca.
Cipolla è conosciuto a Pescara per aver creato un’associazione che riuniva appassionati di mare e di subacquea, e aveva un nucleo di protezione civile. Oltreoceano, è comandante dell’Unità di salvamento e soccorso acquatico degli ausiliari navali dominicani, e in passato è stato premiato più volte per una serie di operazioni di salvataggio.
I Cipolla in questi giorni hanno collaborato con guide locali, uomini dell'esercito e squadre di soccorso: «Abbiamo partecipato alle ricerche io e mio figlio Luca, più due sub speleologi», racconta l’ex carabiniere, che fino a ieri aveva fatto due immersioni di circa due ore. Sempre ieri, intorno alle 19,30 ora italiana, sono stati gli speleologi subacquei a inoltrarsi in una parte più delicata e difficile, una grotta che era rimasta praticamente l’ultima parte da perlustrare. «Non conoscevamo la zona, per questo l’abbiamo battuta palmo a palmo», spiega il sub pescarese, «le lagune interessate erano due, collegate da un circuito di tunnel in profondità. Ci sono anche delle grotte, che sono le zone più pericolose».

Secondo quanto riferito dalla stampa dominicana, gli italiani erano rimasti bloccati proprio in uno di questi lunghi corridoi. «Erano partiti da Las Terrenas dopo aver preso a noleggio l’attrezzatura», riferisce Sergio Cipolla, «hanno fatto un’immersione verso le 17 di sabato e non sono più riemersi. La zona dove si sono immersi è in una laguna di proprietà di privati, dove un tempo vi pascolava intorno il bestiame, e dal 1993 il lago viene utilizzato per il diving», sottolinea il sub pescarese, «nel fondo l’acqua si intorbidisce facilmente al passaggio dei sommozzatori per la presenza di una sostanza farinosa che impedisce la visibilità, e questo ha reso particolarmente difficoltose le ricerche». All’interno dei tunnel ci sarebbero anche sacche d’aria, ed è per questo motivo che era rimasta viva fino all’ultimo una flebile speranza di ritrovarli in vita. La speranza era tuttavia appesa a un filo, perché l’acqua in profondità è salata e la temperatura molto bassa: la permanenza in una di queste sacche non ha così garantito la sopravvivenza per tempi eccessivamente prolungati. Stando sempre a quanto riportato da giornali dominicani, il responsabile dell’attività del diving della laguna avrebbe riferito che alla base dell’intrappolamento in profondità degli italiani ci sarebbe un loro comportamento imprudente: probabilmente i due connazionali si erano sentiti molto sicuri e hanno rischiato più del dovuto.
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