Tangenti ai Tir, sei agenti arrestati
L’accusa: gli autisti stranieri costretti a pagare per evitare le multe.
PESCARA. «Una banda di taglieggiatori in uniforme». Questo, per l’accusa, erano i sei agenti della Polizia stradale arrestati ieri: poliziotti che si sarebbero trasformati in «predatori» per i camionisti in transito sull’autostrada, nel tratto tra Ortona e San Benedetto del Tronto. Non episodi isolati, ma un sistema, secondo il sostituto procuratore Giuseppe Bellelli, che ha coordinato le indagini affidate alla squadra Mobile guidata da Nicola Zupo. Una squadra organizzata i cui componenti, minacciando di pesanti multe gli autotrasportatori stranieri, si sarebbero fatti consegnare denaro in cambio della rinuncia alla contravvenzione per il superamento dei limiti di velocità o delle ore di guida: somme di importo variabile, dai 20 ai 200 euro, da spartirsi a fine giornata come un bottino e incassi fino a 300 euro a testa al giorno.
Dalle prime ore di ieri sono agli arresti domiciliari con l’accusa di associazione per delinquere aggravata finalizzata alla concussione e al rifiuto di atti d’ufficio sei uomini della Sottosezione di polizia stradale di Pescara nord: il vice sovrintendente Mario Plevani, 46 anni, di Pineto, considerato il «capo» dell’organizzazione; Cristian Micaletti, 37 anni, residente a Francavilla al mare, assistente; Marco Di Lorenzo, 39 anni, di Moscufo, assistente capo; l’assistente capo Carlo Voza, 39 anni, di Città Sant’Angelo; Gaetano Margiotta, 40 anni, residente a Pescara, assistente capo; Francesco Marulli, 43 anni, di Chieti, assistente. Tutti sono stati sospesi dal servizio. All’esecuzione delle misure cautelari hanno partecipato gli agenti del Compartimento di polizia stradale dell’Aquila. Per un settimo indagato, l’assistente capo Franco Evangelista, 38 anni, di Collecorvino, accusato di concussione, per cui procura aveva chiesto la misura dell’obbligo di dimora, il gip Luca De Ninis ha deciso di riservare la risposta al termine degli interrogatori di garanzia, che si terranno oggi.
Scrive De Ninis nella sua ordinanza: «Tutti i componenti di uno specifico turno di servizio hanno scelto di esercitare sistematicamente la pubblica funzione da loro rivestita non allo scopo di curare l’interesse pubblico, bensì al solo scopo di estorcere denaro agli utenti della tratta autostradale di loro competenza». Sei «poliziotti infedeli» che avrebbero tradito il loro mandato con un’attività «turpe, indegna di uno Stato civile». E tuttavia, sottolinea il gip, una «cellula», un gruppo isolato, all’interno degli uffici della Polstrada di Città Sant’Angelo: degli agenti che si sono alternati sulle due auto sottoposte a intercettazioni, tutto il personale della sottosezione, nessun altro è risultato coinvolto nei presunti illeciti di cui erano vittime i camionisti stranieri. Autisti spesso provenienti da Est Europa o Turchia, in difficoltà con l’italiano e spesso senza neppure il denaro per pagare le contravvenzioni, con cui gli arrestati avrebbero contrattato il «pedaggio» per evitare «la fattura», come veniva definita la multa.
Stranieri, perché costretti, in caso di contestazione, a pagare in contanti, per evitare di suscitare sospetti di fronte a uno scambio di denaro. A dare avvio alle indagini, era stato, all’inizio di marzo, l’esposto di un autotrasportatore francese che aveva denunciato alla polizia stradale di Altedo (Bologna) la presunta tangente, raccontando che il 17 febbraio, nelle vicinanze di Pescara, era stato costretto a pagare 100 euro euro per evitare una contravvenzione di 350 euro per un eccesso di velocità che, in realtà, non c’era: dunque, secondo il gip, la contestazione sarebbe stata «abusiva e strumentale alla concussione». Erano partite da qui le indagini della Mobile: prima con l’identificazione dei due agenti indicati dal camionista, quindi con le intercettazioni telefoniche e ambientali su due auto di servizio, per scoprire, purtroppo, che i colleghi coinvolti erano sei.
Dalle prime ore di ieri sono agli arresti domiciliari con l’accusa di associazione per delinquere aggravata finalizzata alla concussione e al rifiuto di atti d’ufficio sei uomini della Sottosezione di polizia stradale di Pescara nord: il vice sovrintendente Mario Plevani, 46 anni, di Pineto, considerato il «capo» dell’organizzazione; Cristian Micaletti, 37 anni, residente a Francavilla al mare, assistente; Marco Di Lorenzo, 39 anni, di Moscufo, assistente capo; l’assistente capo Carlo Voza, 39 anni, di Città Sant’Angelo; Gaetano Margiotta, 40 anni, residente a Pescara, assistente capo; Francesco Marulli, 43 anni, di Chieti, assistente. Tutti sono stati sospesi dal servizio. All’esecuzione delle misure cautelari hanno partecipato gli agenti del Compartimento di polizia stradale dell’Aquila. Per un settimo indagato, l’assistente capo Franco Evangelista, 38 anni, di Collecorvino, accusato di concussione, per cui procura aveva chiesto la misura dell’obbligo di dimora, il gip Luca De Ninis ha deciso di riservare la risposta al termine degli interrogatori di garanzia, che si terranno oggi.
Scrive De Ninis nella sua ordinanza: «Tutti i componenti di uno specifico turno di servizio hanno scelto di esercitare sistematicamente la pubblica funzione da loro rivestita non allo scopo di curare l’interesse pubblico, bensì al solo scopo di estorcere denaro agli utenti della tratta autostradale di loro competenza». Sei «poliziotti infedeli» che avrebbero tradito il loro mandato con un’attività «turpe, indegna di uno Stato civile». E tuttavia, sottolinea il gip, una «cellula», un gruppo isolato, all’interno degli uffici della Polstrada di Città Sant’Angelo: degli agenti che si sono alternati sulle due auto sottoposte a intercettazioni, tutto il personale della sottosezione, nessun altro è risultato coinvolto nei presunti illeciti di cui erano vittime i camionisti stranieri. Autisti spesso provenienti da Est Europa o Turchia, in difficoltà con l’italiano e spesso senza neppure il denaro per pagare le contravvenzioni, con cui gli arrestati avrebbero contrattato il «pedaggio» per evitare «la fattura», come veniva definita la multa.
Stranieri, perché costretti, in caso di contestazione, a pagare in contanti, per evitare di suscitare sospetti di fronte a uno scambio di denaro. A dare avvio alle indagini, era stato, all’inizio di marzo, l’esposto di un autotrasportatore francese che aveva denunciato alla polizia stradale di Altedo (Bologna) la presunta tangente, raccontando che il 17 febbraio, nelle vicinanze di Pescara, era stato costretto a pagare 100 euro euro per evitare una contravvenzione di 350 euro per un eccesso di velocità che, in realtà, non c’era: dunque, secondo il gip, la contestazione sarebbe stata «abusiva e strumentale alla concussione». Erano partite da qui le indagini della Mobile: prima con l’identificazione dei due agenti indicati dal camionista, quindi con le intercettazioni telefoniche e ambientali su due auto di servizio, per scoprire, purtroppo, che i colleghi coinvolti erano sei.