«Torno nel mio Abruzzo»
Massimo Ranieri giovedì a Pescara con il suo show.
«Sono ormai di casa in Abruzzo, i miei spettacoli li ho sempre “montati” a Sulmona e poi ogni volta che vengo da voi trovo un pubblico meraviglioso ad attendermi». Si sente un abruzzese acquisito, Massimo Ranieri.
L’artista si esibirà giovedì alle 21,15 al teatro monumento D’Annunzio di Pescara con il suo «Canto perché non so nuotare...da 40 anni», spettacolo inserito nella stagione estiva dell’Ente manifestazioni pescaresi.
Massimo Ranieri, mentre si trova in Sicilia per la tournée, ha rilasciato al Centro l’intervista che segue.
Negli ultimi due anni ha portato il suo spettacolo diverse volte in Abruzzo, sempre tutto esaurito.
«Grazie, ma evidentemente il pubblico comprende il mio affetto e il mio attaccamento all’Abruzzo. E poi è talmente vicino a casa mia, a Napoli... Inoltre, mi sento un po’ abruzzese perché sono molto capoccione come gli abruzzesi. E so bene che per voi questo è un complimento. D’altronde ci vuole una capa tosta per continuare a fare questo mestiere, con questa abnegazione, per 45 anni».
Torna nello stesso teatro D’Annunzio a Pescara dove il 12 luglio ha ricevuto il premio Flaiano.
«Sì e sono molto contento. Sono fiero del premio Flaiano perché adoro la sua opera. Io l’ho scoperto tardi perché la vita non mi ha dato modo di mettere “la capa” sui libri, ma dopo averlo scoperto, trent’anni fa, non l’ho mai più abbandonato. Non dico che lo tengo sotto il cuscino ma sul comodino, sì. Perché? Per avere sempre un po’ di ironia nella vita, e grazie a questo genio assoluto che è stato Ennio Flaiano ci riesco. Il premio l’ho avuto per l’interpretazione del film di Maurizio Scaparro “L’ultimo Pulcinella”. Era il sogno di Maurizio far rimanere, tramite un film, una pièce che abbiamo messo in scena negli ultimi venti. Ed è stato un sogno realizzato. Lo spettacolo Pulcinella, per ovvi motivi lo abbiamo dovuto rendere un po’ attuale. Ma il lavoro di attore in teatro, sentirsi ancora degli scavalcamontagne, come mi sento io, è anche un monito ai ragazzi di oggi che pensano basti andare in televisione. Purtroppo non è così, non si diventa bravi in questo modo e non basta una vita per diventare bravi. La vita dell’attore è strana: noi andiamo a dormire quando gli altri vanno a lavorare».
Lei è stato molto colpito dal terremoto dell’Aquila.
«Sì, perché chi ci è già passato sa di cosa si parla. Noi, in Campania, abbiamo avuto cinquemila morti nel 1980. Capisco il dramma e capisco la paura con le scossette successive che subito ti mandano al ricordo di quel dramma iniziale. Mi auguro che quanto prima tutti possano rientrare in tranquillità nelle loro case, ma penso che ci voglia un po’ di tempo. Mi piacerebbe avere una bacchetta magica e far andare via dalle tende tutte le persone colpite dal sisma».
L’artista si esibirà giovedì alle 21,15 al teatro monumento D’Annunzio di Pescara con il suo «Canto perché non so nuotare...da 40 anni», spettacolo inserito nella stagione estiva dell’Ente manifestazioni pescaresi.
Massimo Ranieri, mentre si trova in Sicilia per la tournée, ha rilasciato al Centro l’intervista che segue.
Negli ultimi due anni ha portato il suo spettacolo diverse volte in Abruzzo, sempre tutto esaurito.
«Grazie, ma evidentemente il pubblico comprende il mio affetto e il mio attaccamento all’Abruzzo. E poi è talmente vicino a casa mia, a Napoli... Inoltre, mi sento un po’ abruzzese perché sono molto capoccione come gli abruzzesi. E so bene che per voi questo è un complimento. D’altronde ci vuole una capa tosta per continuare a fare questo mestiere, con questa abnegazione, per 45 anni».
Torna nello stesso teatro D’Annunzio a Pescara dove il 12 luglio ha ricevuto il premio Flaiano.
«Sì e sono molto contento. Sono fiero del premio Flaiano perché adoro la sua opera. Io l’ho scoperto tardi perché la vita non mi ha dato modo di mettere “la capa” sui libri, ma dopo averlo scoperto, trent’anni fa, non l’ho mai più abbandonato. Non dico che lo tengo sotto il cuscino ma sul comodino, sì. Perché? Per avere sempre un po’ di ironia nella vita, e grazie a questo genio assoluto che è stato Ennio Flaiano ci riesco. Il premio l’ho avuto per l’interpretazione del film di Maurizio Scaparro “L’ultimo Pulcinella”. Era il sogno di Maurizio far rimanere, tramite un film, una pièce che abbiamo messo in scena negli ultimi venti. Ed è stato un sogno realizzato. Lo spettacolo Pulcinella, per ovvi motivi lo abbiamo dovuto rendere un po’ attuale. Ma il lavoro di attore in teatro, sentirsi ancora degli scavalcamontagne, come mi sento io, è anche un monito ai ragazzi di oggi che pensano basti andare in televisione. Purtroppo non è così, non si diventa bravi in questo modo e non basta una vita per diventare bravi. La vita dell’attore è strana: noi andiamo a dormire quando gli altri vanno a lavorare».
Lei è stato molto colpito dal terremoto dell’Aquila.
«Sì, perché chi ci è già passato sa di cosa si parla. Noi, in Campania, abbiamo avuto cinquemila morti nel 1980. Capisco il dramma e capisco la paura con le scossette successive che subito ti mandano al ricordo di quel dramma iniziale. Mi auguro che quanto prima tutti possano rientrare in tranquillità nelle loro case, ma penso che ci voglia un po’ di tempo. Mi piacerebbe avere una bacchetta magica e far andare via dalle tende tutte le persone colpite dal sisma».