FOSSACESIA / INTERVISTA ALLL'EX DS DEL MILAN
Braida: «Vai Atalanta, prenditi la Champions»
«È la più bella sorpresa del calcio italiano. Messi? Resta al Barcellona»
FOSSACESIA. Il garbo e lo stile sono quelli di sempre. Peccato per il mare mosso che gli rovina in parte l’umore mattutino. Ma Ariedo Braida, 74 anni, non smetterebbe mai di parlare di calcio, a maggior ragione davanti alla spiaggia di Fossacesia, il suo ritiro estivo in virtù delle radici frentane della signora Giuditta. È da lì che parla e telefona, consiglia e suggerisce dall’alto della sua vasta esperienza maturata in campo e, soprattutto, dietro la scrivania (con Milan e Barcellona).
Braida, stasera c’è Barcellona-Napoli. Come andrà a finire?
«Non lo so, ma il Camp Nou vuoto è diverso dal Campo Nou pieno. C’è una spinta in meno per il Barcellona».
Chi vincerà la Champions?
«Sarei contento se finisse a una sorpresa. All’Atalanta. Davide che sconfigge Golia, sarebbe bellissimo. Nel calcio tutto è possibile, chissà. La ragione dice Manchester City che gioca veramente bene. Ha valori tecnici e un gioco che è uno spot per il calcio».
Se fosse stato all’Inter, Antonio Conte lo avrebbe licenziato direttamente sabato sera, dopo lo sfogo di Bergamo?
«Conte è bravo, non si discute. Ma ha un caratteraccio e ogni tanto ha bisogno di esplodere. Penso che il mio amico Marotta sappia come gestire Conte. Non sarà facile, ma lui lo farà nel migliore dei modi».
Intanto bomber Lukaku va che è una meraviglia.
«Il miglior acquisto della scorsa estate. Quando lo dicevo, c’era chi storceva il muso. E, invece, ha realizzato 30 gol con la possibilità che faccia anche meglio. È forte: potenza e tecnica. E, soprattutto, la testa».
Tra poco più di un mese la serie A tornerà in campo, cambierà qualcosa?
«Ci sarà poco tempo per la preparazione. Ma i valori essenziali saranno i soliti, quelli che abbiamo visto. Vale per l’Italia come per il resto d’Europa. I valori sono standardizzati. Vincono sempre le stesse squadre o giù di lì. Forse, solo in Inghilterra c’è un po’ più suspance. Lì ci sono tanti soldi, molti più che altrove. E con i soldi è più facile fare calcio a certi livelli. Anche se, poi, c’è bisogno anche d’altro per raggiungere l’obiettivo prefissato».
Lei che fa? Non la chiama nessuno?
«Niente, magari diranno che sono vecchio…».
Mai più sentito Berlusconi?
«No, il presidente no. Ma parlo con Galliani. Entrambi personaggi eccezionali, sanno che cosa fare per centrare certi traguardi nel calcio come nella vita».
Il Milan?
«Ci sono delle società che hanno nel Dna la propria dimensione. Fino a quando non tornerà competitivo per lo scudetto i tifosi saranno sempre in fibrillazione, pronti a fare paragoni con il passato vincente».
Ibrahimovic?
«Ha dato una grossa mano in questa stagione. C’è stato un Milan senza Ibra e un Milan con Ibra. Non mi chieda però che cosa accadrà, lo sanno solo i dirigenti e i diretti interessati».
C’è un ds che piace particolarmente a Braida?
«Ce ne sono tanti. Paratici, ad esempio, è in gamba. Anche il ds del Parma Faggiano ha fatto bene. E poi i dirigenti dell’Atalanta, bravissimi come quelli del Sassuolo».
È prodigo di complimenti all’Atalanta.
«È una bella sorpresa del calcio italiano in questi anni. Significa che c’è un lavoro ben svolto a tutti i livelli: dalla dirigenza ai giocatori, passando per l’allenatore. Bravo Gasperini, molto bravo. Bisogna saper scegliere nel calcio e l’Atalanta lo fa bene. Con un pizzico di fantasia».
Oggi si fa calcio per…
«Per due motivi: per vincere e per valorizzare. Nel primo caso devi stabilire il budget necessario e poi scegliere gli uomini che ti possono permettere di vincere. Non è facile, perché tutti concorrono e uno solo vince. Vi sembra poco quello che ha fatto la Juve in questi anni? E poi c’è la strada più facile, comprare e rivendere. Oggi a differenza del passato c’è più richiesta di bravi giocatori. Il mercato si è allargato. Ci sono tanti Paesi che chiedono buoni per produrre spettacolo. Io dico che nel caso dell’Atalanta il lavoro è eccezionale perché coniugano i due modi di fare calcio. È un’alchimia, non un risultato matematico».
Altri esempi?
«Il Sassuolo è una bella realtà che si consolida anno dopo anno. Un cammino che ha appena iniziato il Parma, ad esempio».
Messi va all’Inter?
«L’ho detto e lo ripeto, per me non si muove da Barcellona perché sta bene lì. Lì ha una qualità della vita eccellente e caratterialmente non è tipo facile da cambiare squadra. Lo dice la storia personale».
Come ha vissuto il periodo di lockdown?
«Come tutti, a casa. Non ho avuto paura, anche se il flusso di notizie alla popolazione andava gestito con minore drammaticità. Per come la penso io, la vita prevede la morte; rappresenta la fine di un ciclo. C’è bisogno di educazione civica e penso che gli italiani abbiano dimostrato di averne, chi più, chi meno».
Si è discusso anche sul calcio, ripartenza sì e ripartenza no.
«Signori, non ci si può fermare, altrimenti c’è la morte. Si può rallentare per risolvere un problema. Io ho girato tanto nel mondo e vi posso garantire che l’Italia è un Paese meraviglioso, più di quanto noi possiamo pensare. Però, le dico una cosa: ogni volta ci si divide tra Guelfi e Ghibellini. È stancante. Ogni occasione è buona per spaccarsi. C’è sempre qualcuno che dice no. Stucchevole».
Friuliano di origine e milanese di adozione. Ma ormai in Abruzzo è di casa.
«Mi piace tutto di questa terra dove ci sono mare e monti. L’umiltà della gente, l’ospitalità della popolazione e il cibo. Se scopri l’Abruzzo non te lo dimentichi. Difficile staccarsene. L’altro giorno sono stato a Giulianova, bella davvero!».
@roccocoletti1.
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