C’è la caduta degli dei e la Spagna campione se ne torna a casa
Dopo due Europei e un Mondiale le Furie rosse subito eliminate Fuori da campione come la Francia nel 2002 e l’Italia nel 2010
Il mito della nazionale più vincente di tutti i tempi va in archivio un caldo pomeriggio di giugno nello stadio più leggendario. La Spagna campione del mondo e pluricampione d’Europa in carica perde contro il Cile al Maracanà e saluta Brasile 2014. Ci sarebbe ancora da giocare una partita, contro l’Australia, ma lunedì all’Arena da Baixada di Curitiba andrà semplicemente in scena un’inutile e piuttosto triste sfida tra squadre già eliminate. La Spagna chiude un ciclo e fa persino peggio della Francia, che nel 2002, da campione del mondo, perse il match d’esordio col Senegal e pareggiò il secondo, per poi perdere ancora con la Danimarca.
Le Furie rosse, colpite a freddo dalla cinquina dell’Olanda all’esordio, cadono sotto i colpi di un Cile strabordante per corsa e continuità di rendimento. Sono proprio la freschezza e la condizione fisica a fare la differenza in un match già chiuso dopo la prima frazione grazie all’uno-due di Vargas e Aranguiz. Il secondo tempo serve soltanto ad allungare l’agonia di una Spagna volenterosa ma confusa e scarica. Vicente Del Bosque aveva scelto di lasciare fuori due delle sue stelle, Piquè e Xavi, sostituite da Javi Martinez e Pedro, con Diego Costa confermato in avanti e Casillas tra i pali.
La partita dei campioni del mondo è subito in salita. Al secondo giro di lancette il Cile ha sfiorato la marcatura in due occasioni: prima con la coppia Vidal-Vargas, che semina lo scompiglio in area spagnola e porta Jordi Alba a un passo dall’autogol; poi, pochi istanti più tardi, con un colpo di testa di Jara, che sfrutta un rimpallo in area ma fallisce il bersaglio per una questione di centimetri. Le Furie rosse si scuotono grazie a qualche iniziativa di Pedro e Silva. Ci sarebbe anche l’occasione per il vantaggio, al quarto d’ora, ma prima Diego Costa si allarga troppo e conclude debolmente, poi sul tiro da distanza ravvicinata di Xabi Alonso il portiere cileno Bravo chiude alla grande. Il match sembra svoltare dalla parte degli iberici ma al 20’ arriva il vantaggio del Cile: palla persa da Xabi Alonso, contropiede di Sanchez che apre per Aranguiz; servizio al centro per Edu Vargas, che controlla in maniera pregevole, evita l’intervento di Casillas e deposita in rete.
La reazione della Spagna c’è ma non è troppo convinta, come non lo sono le conclusioni imprecise di Xabi Alonso (23’) e Diego Costa (27’). Il match si fa durissimo, a centrocampo ci sono scintille e intanto Sanchez sale ancora di tono. Il raddoppio sudamericano è nell’aria e arriva puntualmente al 40’: punizione di Sanchez, Casillas ribatte troppo centralmente, Aranguiz controlla e con la punta del piede destro gonfia nuovamente la rete della porta spagnola.
Nella ripresa Del Bosque inserisce Koke e la Spagna prova a riaprire il match ma nei primi 10’ sbaglia due gol fatti: al 4’ Diego Costa cincischia e spreca uno splendido assist di Iniesta; all’8’ una rovesciata dello stesso Costa trova Busquets tutto solo all’altezza del secondo palo, ma il giocatore del Barcellona liscia clamorosamente da due passi. I cileni continuano a correre, dominano la parte centrale della ripresa e con le loro ripartenze sfiorano più volte il tris. Sanchez, incontebile, al 26’ libera Gutierrez che arriva in corsa ma mette fuori. La Spagna ci prova ancora, ma non è fortunata e la sensazione è che il match potrebbe durare in eterno, e il gol della bandiera non arriverebbe comunque. Arriva invece il fischio finale, con i cileni che fanno festa con i loro tifosi. Non tutti paganti, per la verità: per 85 di loro, che hanno fatto irruzione al Maracanà senza biglietto, è arrivato l’arresto da parte della polizia brasiliana.
@andreasini78
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