Pescara imbarazzante, pari e fischi
Biancazzurri in dieci per un’ora, senza gioco e contestati dai tifosi.
PESCARA. Il Pescara è allo sbando: imbarazzante sul piano del gioco e umiliato dai tifosi. Più che una squadra è un’armata Brancaleone. Senza nè capo nè coda. Il secondo 0-0 di fila in casa sta stretto al Foggia più che ai biancazzurri. La confusione è totale. Altro che riscossa! La crisi si è acuita. Appena tre punti nelle ultime cinque gare: l’ultima vittoria risale al 25 ottobre scorso, a Ferrara. Il Pescara è scivolato dal terzo al quarto posto, superato in classifica dal Portogruaro (vittorioso sul Potenza), ma ancora a quattro lunghezze dalla capolista Verona. La classifica si è accorciata nelle zone alte: le prime hanno rallentato la corsa, ma la squadra di Cuccureddu sembra essersi fermata. L’organizzazione di gioco è un optional in casa biancazzurra. Si sommano errori ad errori.
E il pubblico ha perso la pazienza. Fischi per tutti. La curva Nord dapprima ha esposto uno striscione: “Non conta chi siete e dove eravate. Solo lottando ci meritate”, c’era scritto. Poi, ha invocato gli attributi dei giocatori che, nel corso della ripresa, sono stati insultati e contestati. La tifoseria se l’è presa con tutto e tutti. Alla fine, anche con Cuccureddu. La rivoluzione del 60enne tecnico sardo (cinque volti nuovi nell’undici iniziale, rispetto a Reggio Emilia) non ha sortito gli effetti sperati. Anzi, il passaggio dal 4-4-2 al 4-3-1-2 ha finito per confondere le poche idee di cui la squadra si era dotata in questi mesi. E non poteva essere certamente un Verratti a mezzo servizio a risolvere i problemi di un gruppo che ha smarrito la propria identità.
Vuoi perché il 17enne di Manoppello è stato spesso ignorato, vuoi perché non stava bene fisicamente. E così anche un Foggia mediocre sul piano tecnico, ma dotato di una buona organizzazione di gioco, è riuscito a prendere il punto all’Adriatico-Cornacchia. Anzi, per come si è messa la gara, lo 0-0 gli sta anche stretto. Le palle gol più nitide sono state quelle divorate dal Foggia: con Mancino, al 25’ della ripresa, che ha tirato fuori, e con Di Roberto, nel finale, che si è fatto deviare la conclusione da Pinna in uscita. Il Pescara non è andato oltre la buona volontà. Ha attaccato a testa bassa, ma senza idee.
Senza gioco. E si è complicato la vita con l’espulsione di Andrea Gessa dopo 37’. Sacrosante le due ammonizioni all’ala che Cuccureddu ha schierato nel ruolo di terzino. Una scelta bocciata dal campo. Che ha pesato, come un macigno, sul rendimento dei biancazzurri costretti a giocare in inferiorità numerica per un’ora. Nel marasma generale ha retto la difesa, soprattutto i due centrali. Caos totale in mezzo al campo con Coletti, piazzato davanti alla retroguardia, lento, Dettori abulico e Zappacosta a fasi alterne. E Verratti? Qualche giocata apprezzabile, ma spesso è stato ignorato dai compagni e quando è stato servito si è trovato subito due rossoneri addosso. In un contesto del genere i palloni giocabili per le punte sono stati pochissimi: Ganci ha confermato di attraversare un periodo negativo di forma e Sansovini, corsa e buona volontà a parte, non è stato mai incisivo.
Nemmeno le sostituzioni, all’inizio della ripresa, hanno cambiato il corso di una gara mediocre sul piano tecnico. Carboni è stato impalpabile e l’esordiente Matarazzo non è andato oltre qualche spunto interessante. Il Pescara è in crisi e dovrà fronteggiare anche l’ira della piazza. Che invocato gli attributi di un gruppo sbandato. La società ha confermato Cuccureddu in panchina: a partire da domenica, a Potenza, toccherà al tecnico guidare la squadra fuori dal vicolo cieco in cui si è infilata.
E il pubblico ha perso la pazienza. Fischi per tutti. La curva Nord dapprima ha esposto uno striscione: “Non conta chi siete e dove eravate. Solo lottando ci meritate”, c’era scritto. Poi, ha invocato gli attributi dei giocatori che, nel corso della ripresa, sono stati insultati e contestati. La tifoseria se l’è presa con tutto e tutti. Alla fine, anche con Cuccureddu. La rivoluzione del 60enne tecnico sardo (cinque volti nuovi nell’undici iniziale, rispetto a Reggio Emilia) non ha sortito gli effetti sperati. Anzi, il passaggio dal 4-4-2 al 4-3-1-2 ha finito per confondere le poche idee di cui la squadra si era dotata in questi mesi. E non poteva essere certamente un Verratti a mezzo servizio a risolvere i problemi di un gruppo che ha smarrito la propria identità.
Vuoi perché il 17enne di Manoppello è stato spesso ignorato, vuoi perché non stava bene fisicamente. E così anche un Foggia mediocre sul piano tecnico, ma dotato di una buona organizzazione di gioco, è riuscito a prendere il punto all’Adriatico-Cornacchia. Anzi, per come si è messa la gara, lo 0-0 gli sta anche stretto. Le palle gol più nitide sono state quelle divorate dal Foggia: con Mancino, al 25’ della ripresa, che ha tirato fuori, e con Di Roberto, nel finale, che si è fatto deviare la conclusione da Pinna in uscita. Il Pescara non è andato oltre la buona volontà. Ha attaccato a testa bassa, ma senza idee.
Senza gioco. E si è complicato la vita con l’espulsione di Andrea Gessa dopo 37’. Sacrosante le due ammonizioni all’ala che Cuccureddu ha schierato nel ruolo di terzino. Una scelta bocciata dal campo. Che ha pesato, come un macigno, sul rendimento dei biancazzurri costretti a giocare in inferiorità numerica per un’ora. Nel marasma generale ha retto la difesa, soprattutto i due centrali. Caos totale in mezzo al campo con Coletti, piazzato davanti alla retroguardia, lento, Dettori abulico e Zappacosta a fasi alterne. E Verratti? Qualche giocata apprezzabile, ma spesso è stato ignorato dai compagni e quando è stato servito si è trovato subito due rossoneri addosso. In un contesto del genere i palloni giocabili per le punte sono stati pochissimi: Ganci ha confermato di attraversare un periodo negativo di forma e Sansovini, corsa e buona volontà a parte, non è stato mai incisivo.
Nemmeno le sostituzioni, all’inizio della ripresa, hanno cambiato il corso di una gara mediocre sul piano tecnico. Carboni è stato impalpabile e l’esordiente Matarazzo non è andato oltre qualche spunto interessante. Il Pescara è in crisi e dovrà fronteggiare anche l’ira della piazza. Che invocato gli attributi di un gruppo sbandato. La società ha confermato Cuccureddu in panchina: a partire da domenica, a Potenza, toccherà al tecnico guidare la squadra fuori dal vicolo cieco in cui si è infilata.