Alloggi ai rom, archiviata l'inchiesta
I pm: nessun reato in Comune per i pregiudicati non sfrattati dalle case popolari
GIULIANOVA. La Procura di Teramo non ravvisa ipotesi di reato e chiede al gip di archiviare l'inchiesta sugli uffici comunali di Giulianova che si occupano di edilizia popolare. Un'inchiesta scaturita dall'operazione antidroga dei carabinieri denominata "Scacco alla rocca", che nel luglio 2009 portò all'arresto di 14 persone, quasi tutti rom del clan Di Rocco.
L'inchiesta bis, condotta dal procuratore capo Gabriele Ferretti e dal sostituto Laura Colica, ha riguardato il ruolo avuto dal Comune, e per esso da alcuni suoi dipendenti, sulla conduzione degli immobili di proprietà pubblica di cui risultavano affittuarie famiglie zingare. L'ipotesi di reato era abuso d'ufficio: in sostanza, chi doveva occuparsi di togliere le case agli inquilini rom che non potevano più occuparle per vari motivi (soprattutto morosità, ma anche accumulo di precedenti penali) non lo faceva.
L'inchiesta sarebbe partita da un protocollo interno, quello che registra con tanto di numerazione e data lo scambio epistolare tra i vari uffici dell'ente. Proprio nei vari passaggi sarebbe emerso che, a fronte di circostanziate missive che relazionavano in maniera chiara il mancato pagamento dei canoni mensili da parte degli inquilini, tutto sarebbe rimasto a dormire nei cassetti dei destinatari. La Procura, indagando, ha ravvisato una conduzione quantomeno allegra e superficiale degli uffici, ma non specifiche responsabilità penali né il dolo intenzionale previsto dal reato di abuso d'ufficio. Per di più - e questo è stato determinante nell'indirizzare l'atteggiamento degli inquirenti - il Comune di Giulianova, a partire dal 2009, ha cambiato registro nella gestione degli alloggi popolari. Il "giro di vite" (evidentemente ispirato dall'inchiesta) ha prodotto la revoca degli alloggi a 11 abusivi e il ritorno in possesso da parte del Comune di complessivi 16 alloggi, oltre alla sanatoria di diversi casi di morosità.
Della questione si sta occupando anche la Corte dei conti. Le carte sono state infatti girate alla magistratura contabile perché valuti se c'è stato danno per le finanze pubbliche. (d.v.)
L'inchiesta bis, condotta dal procuratore capo Gabriele Ferretti e dal sostituto Laura Colica, ha riguardato il ruolo avuto dal Comune, e per esso da alcuni suoi dipendenti, sulla conduzione degli immobili di proprietà pubblica di cui risultavano affittuarie famiglie zingare. L'ipotesi di reato era abuso d'ufficio: in sostanza, chi doveva occuparsi di togliere le case agli inquilini rom che non potevano più occuparle per vari motivi (soprattutto morosità, ma anche accumulo di precedenti penali) non lo faceva.
L'inchiesta sarebbe partita da un protocollo interno, quello che registra con tanto di numerazione e data lo scambio epistolare tra i vari uffici dell'ente. Proprio nei vari passaggi sarebbe emerso che, a fronte di circostanziate missive che relazionavano in maniera chiara il mancato pagamento dei canoni mensili da parte degli inquilini, tutto sarebbe rimasto a dormire nei cassetti dei destinatari. La Procura, indagando, ha ravvisato una conduzione quantomeno allegra e superficiale degli uffici, ma non specifiche responsabilità penali né il dolo intenzionale previsto dal reato di abuso d'ufficio. Per di più - e questo è stato determinante nell'indirizzare l'atteggiamento degli inquirenti - il Comune di Giulianova, a partire dal 2009, ha cambiato registro nella gestione degli alloggi popolari. Il "giro di vite" (evidentemente ispirato dall'inchiesta) ha prodotto la revoca degli alloggi a 11 abusivi e il ritorno in possesso da parte del Comune di complessivi 16 alloggi, oltre alla sanatoria di diversi casi di morosità.
Della questione si sta occupando anche la Corte dei conti. Le carte sono state infatti girate alla magistratura contabile perché valuti se c'è stato danno per le finanze pubbliche. (d.v.)
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