Alunni maltrattati, maestra condannata a un anno e 4 mesi
L’insegnante 64enne di Campli accusata di aver schiaffeggiato e insultato i piccoli di una materna Le indagini portate avanti con le telecamere nascoste nell’edificio scolastico, genitori parte civile
TERAMO. Per conoscere i perché bisognerà attendere le motivazioni. Per ora c’è una condanna a un anno e quattro mesi a scrivere l’epilogo giudiziario del processo di primo grado alla maestra di Campli accusata di aver schiaffeggiato e insultato i piccoli di una scuola materna della cittadina farnese.
Così ha stabilito il gup Lorenzo Prudenzano che ieri pomeriggio ha letto il dispositivo al termine del processo con rito abbreviato per l’insegnante Licia Romani (ora in pensione) e all’epoca dei fatti colpita da un provvedimento di sospensione di sei mesi dall’attività. La Procura (il pm Greta Aloisi titolare del fascicolo) aveva chiesto la condanna a tre anni mezzo.
L’avvocato Eugenio Galassi, difensore dell’insegnante, dice: «Attendiamo di leggere le motivazioni per fare ricorso in Appello». Nella sua arringa il legale aveva chiesto l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato o la modifica dell’accusa da maltrattamenti ad abuso di mezzi di correzione o disciplina (l’articolo 571 del codice penale).
Alla donna la Procura contesta il reato di maltrattamenti, sia fisici che psicologici, che sarebbero stati inflitti a diversi alunni tutti di età compresa tra i cinque e i sei anni. Maltrattamenti che, secondo l’accusa, si sarebbero consumati nell’arco di un anno dal 23 marzo 2018 al 27 aprile del 2019 e che sarebbero consistiti, secondo quanto si legge nell’avviso di conclusione, sia in violenze fisiche «con strattonamenti, trascinamenti, spintoni, schiaffi al volto, pizzicotti sulle guance, tirate d’orecchio, colpi alla testa anche con oggetti», sia, si legge sempre nell’avviso, in violenze psicologiche, «redarguendoli con urla ed espressioni umilianti nonchè sottoponendoli o minacciando di sottoporli a punizioni mortificanti». Alla maestra, in particolare, vengono contestati ben 27 episodi, con la donna che oltre a colpire con degli schiaffi gli alunni in più occasioni li avrebbe apostrofati con espressioni quali «sei un bambino che non capisce niente», «gli animali non stanno qua dentro...stanno nel pollaio». E ancora, si legge sempre nell’avviso di conclusione, «la smetti..mo’ te spacche la teste» o «se non la smetti ti lego». In una caso, scrive il pubblico ministero nell’avviso di conclusione, «afferrava un bimbo per un braccio, lo sollevava dalla sedia e accompagnandolo verso la porta gli dava una pedata al sedere; poco dopo le redarguiva dandogli uno schiaffo; successivamente lo colpiva in testa con un libro, lo afferrava per un braccio e lo trascinava vicino ad una sedia». Cinque i genitori che si sono costituiti parte civile nel processo per i loro figli L’insegnante ha sempre respinto le accuse.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Così ha stabilito il gup Lorenzo Prudenzano che ieri pomeriggio ha letto il dispositivo al termine del processo con rito abbreviato per l’insegnante Licia Romani (ora in pensione) e all’epoca dei fatti colpita da un provvedimento di sospensione di sei mesi dall’attività. La Procura (il pm Greta Aloisi titolare del fascicolo) aveva chiesto la condanna a tre anni mezzo.
L’avvocato Eugenio Galassi, difensore dell’insegnante, dice: «Attendiamo di leggere le motivazioni per fare ricorso in Appello». Nella sua arringa il legale aveva chiesto l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato o la modifica dell’accusa da maltrattamenti ad abuso di mezzi di correzione o disciplina (l’articolo 571 del codice penale).
Alla donna la Procura contesta il reato di maltrattamenti, sia fisici che psicologici, che sarebbero stati inflitti a diversi alunni tutti di età compresa tra i cinque e i sei anni. Maltrattamenti che, secondo l’accusa, si sarebbero consumati nell’arco di un anno dal 23 marzo 2018 al 27 aprile del 2019 e che sarebbero consistiti, secondo quanto si legge nell’avviso di conclusione, sia in violenze fisiche «con strattonamenti, trascinamenti, spintoni, schiaffi al volto, pizzicotti sulle guance, tirate d’orecchio, colpi alla testa anche con oggetti», sia, si legge sempre nell’avviso, in violenze psicologiche, «redarguendoli con urla ed espressioni umilianti nonchè sottoponendoli o minacciando di sottoporli a punizioni mortificanti». Alla maestra, in particolare, vengono contestati ben 27 episodi, con la donna che oltre a colpire con degli schiaffi gli alunni in più occasioni li avrebbe apostrofati con espressioni quali «sei un bambino che non capisce niente», «gli animali non stanno qua dentro...stanno nel pollaio». E ancora, si legge sempre nell’avviso di conclusione, «la smetti..mo’ te spacche la teste» o «se non la smetti ti lego». In una caso, scrive il pubblico ministero nell’avviso di conclusione, «afferrava un bimbo per un braccio, lo sollevava dalla sedia e accompagnandolo verso la porta gli dava una pedata al sedere; poco dopo le redarguiva dandogli uno schiaffo; successivamente lo colpiva in testa con un libro, lo afferrava per un braccio e lo trascinava vicino ad una sedia». Cinque i genitori che si sono costituiti parte civile nel processo per i loro figli L’insegnante ha sempre respinto le accuse.
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