Apre la mensa per i poveri finanziata tutta da privati
I frati della Madonna delle Grazie concedono i locali a un gruppo di volontari Molte aziende forniscono cibo e attrezzi, il 6 dicembre sarà servito il primo pasto
TERAMO. In un periodo storico in cui parole come egoismo e intolleranza imperano, l’iniziativa di uno sparuto gruppo di persone sembra un fiore spuntato nel cemento.
Sono sette i soci fondatori di “Multa paucis”, un’associazione che si è costituita a luglio con l’obiettivo di aprire una mensa per i poveri. E il progetto in quattro mesi è diventato realtà. Ed ecco che il fiore è diventato una quercia. C’è voluto tanto impegno ma il presidente Domenico Olivieri, insieme a Guerino D’Angelo Gallo, Rita Santori, Luigi Camillini, Raffaele Cipolletti, Armando Fanelli e Luca Galiffa ce l’hanno fatta. E il 6 dicembre sarà servito il primo pasto, nella sala dietro al convento della Madonna delle Grazie. Non a caso presidente onorario di “Multa paucis” è padre Candido, il padre guardiano del santuario.
«Quando ci è venuta l’idea», racconta D’Angelo Gallo, «siamo andati dai religiosi, che senza esitare ci hanno messo a disposizione locali inutilizzati in parte impiegati come rimessa. La necessaria ristrutturazione è iniziata subito, grazie a fondi messi a disposizione da benefattori. Pian piano abbiamo iniziato a ricevere donazioni, abbiamo persino trovato mille euro in una busta a noi intestata da un anonimo della cassetta delle offerte del santuario». Poco dopo è iniziata la campagna soci: chi vuol essere “sostenitore” versa 50 euro all’anno, mentre per gli “ordinari” la quota è di 20 euro.
Non è stato facile creare dal nulla una mensa. «Ma per fortuna abbiamo trovato immediata disponibilità di tantissime persone a cui abbiamo chiesto aiuto», spiega Olivieri, «c’è chi ci ha aiutato a rifare l’impianto elettrico, chi quello idrico. Ci siamo pitturati i muri da soli. Non solo. Molte aziende ci hanno dato immediata disponibilità: ad esempio l’Hatria ci ha regalato i sanitari, De Ruvo la pittura, Pedicone parte degli infissi, la Trix piatti e bicchieri di carta». Aziende disposte anche ad assicurare forniture di cibo: l’Amadori garantirà la carne bianca, il pastificio Rossi Tascioni la pasta, ad esempio. «Abbiamo già fatto un manifesto, affisso in chiesa, per ringraziare le aziende di tanta collaborazione», aggiunge il presidente.
Certo, molto è stato comprato, come la cucina industriale, acquistata a un’asta fallimentare. Ma finora i soldi delle donazioni sono stati sufficienti. «Per ora inizieremo fornendo la cena ogni sabato sera a 20 persone», illustra Santori, «ma presto vorremmo arrivare a fornirla tutte le sere. Abbiamo scelto la cena in quanto a pranzo funziona già la mensa della Caritas diocesana. Per il momento la cucina e il servizio in sala sarà gestito da persone che si sono messe a disposizione, ma la preside dell’istituto alberghiero, Caterina Provvisiero, chiederà ai suoi alunni se sono disponibili a venire a cucinare qui a turno». «Ma non ci fermiamo qui», conclude Camillini, «vorremo creare un centro sociale con medici e avvocati: tutto questo l’abbiamo fatto non solo per dare un pasto caldo, ma anche per non far sentire abbandonate le persone in difficoltà». L’inaugurazione ufficiale si terrà l’8 dicembre: dopo la messa delle 18 si terrà un rinfresco e un concerto di beneficenza con il padre passionista Aurelio e la sua orchestra.
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