Botte in casa, assolto dopo 6 mesi in cella 

Denunciato dalla moglie che poi aveva ritirato la querela: per i giudici il fatto non sussiste, la Procura aveva chiesto 5 anni

TERAMO. È una sentenza di assoluzione con la formula più ampia del fatto non sussiste quella che arriva in primo grado per un uomo da sei mesi in carcere con l’accusa di aver picchiato la moglie e con l’aggravante di averlo fatto davanti ai figli. La sentenza (emessa dal collegio presieduto dalla giudice Claudia Di Valerio, a latere i giudici Emanuele Ursini e Martina Pollera) al termine di un giudizio immediato con la Pubblica accusa (rappresentata in aula dal pm Davide Rosati) che per l’uomo aveva chiesto una condanna a 5 anni. Le motivazioni saranno depositate tra novanta giorni.
Esattamente un mese fa la scorsa udienza con la moglie che in quella occasione, sentita nella sua veste di parte offesa, al termine della sua audizione e dopo aver ripercorso alcuni episodi di maltrattamento aveva annunciato il ritiro della querela e della costituzione di parte civile dicendo: «Lui ha bisogno d’aiuto e noi non lo abbandoniamo. Restiamo una famiglia unita». Per il reato di maltrattamenti si procede d’ufficio e quindi il procedimento era andato avanti . Nel corso della sua audizione la donna aveva raccontato svariati episodi di maltrattamenti avvenuti negli ultimi 13 anni di rapporto coniugale molti dei quali davanti ai figli con una delle tre che in un’occasione aveva fatto un video. In un caso l’uomo, secondo il suo racconto, l’avrebbe picchiata anche durante una manifestazione pubblica estiva. «Diventava violento quando beveva», aveva detto la donna, «così è avvenuto anche per l’ultimo episodio quando io e i ragazzi siamo scappati fuori casa dopo aver chiamato i carabinieri». L’uomo, per cui è scattata la scarcerazione, è stato difeso dall’avvocato Emiliano Carnevali.
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