Canzano, truffa del terremoto: cambia il reato per gli 11 imputati
Nell’ultima udienza arriva il colpo di scena: il giudice contesta l’indebita percezione di fondi dello Stato
CANZANO. Una riqualificazione giuridica del reato riavvolge su se stesso il processo per la presunta truffa del terremoto 2009 a Canzano. Ieri mattina era attesa la sentenza, ma al termine dell’udienza riservata alle arringhe dei difensori il giudice Franco Tetto ha emesso un’ordinanza che ha riqualificato i reati contestati di tentata truffa, truffa e falso in quello di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato rinviando il procedimento a carico di 11 imputati davanti al tribunale collegiale e fissando la relativa udienza al 1 dicembre.
Non è escluso, che se in quell’occasione gli avvocati dovessero dare il consenso all’utilizzo degli atti e delle prove acquisite, si possa andare già a sentenza. Gli imputati sono tutti legali rappresentanti, amministratori, direttori dei lavori e procuratori di società appaltatrici o sub appaltatrici. Secondo la ricostruzione fatta dalla Procura le lesioni da terremoto nelle abitazioni di Canzano erano vere. Ma non vera, sempre secondo l’accusa della Procura, sarebbe stata la certificazione prodotta dalle imprese che hanno effettuato i lavori di ristrutturazione. Nel cosiddetto computo metrico estimativo – il documento attraverso la cui compilazione si perviene a definire il costo di costruzione di un'opera edilizia – le imprese sotto accusa (sempre per la Procura) avrebbero dichiarato una quantità di lavoro gonfiata, mentre in realtà le opere effettivamente realizzate sarebbero state meno e così i soldi che gli appaltatori avrebbero dovuto incassare dallo Stato.
Per cinque di loro il pm Stefano Giovagnoni, titolare del fascicolo, nella scorsa udienza ha chiesto condanne complessive a 7 anni e 8 mesi per le ipotesi di tentata truffa e falso, mentre per gli altri sei ha chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto o perchè il fatto non sussiste.
Si tratta di Rossella Marini, amministratore di una società, per la quale la Procura ha chiesto l’assoluzione; Alfredo Bizzarri, procuratore di un’azienda, per il quale è stata chiesta l’assoluzione; Diego Zinnarello, titolare di una ditta esecutrice dei lavori, per il quale è stata chiesta la condanna ad 1 anno e 4 mesi ma solo per un capo di imputazione (per gli altri capi è stata chiesta l’assoluzione); Fabio Fabbri in qualità sia di direttore di alcuni lavori sia come professionista che aveva redatto molte delle perizie asseverate, per il quale è stata chiesta la condanna a 2 anni ma solo per 4 capi di imputazione su 8 (per gli altri è stata chiesta l’assoluzione); Daut Tafa, titolare di una ditta, per cui è stata chiesta l’assoluzione; Rosita Estela Di Donato, amministratrice di una ditta, per la quale è stata chiesta la condanna ad 1 anno e 4 mesi per un capo di imputazione (assoluzione per l’altro); Mauro Marani, professionista che aveva redatto alcune perizie asseverate, per il quale è stata chiesta la condanna a 2 anni; Giorgio Di Domenico, Piergiorgio Di Carlo, professionisti, e Giovanni Di Teodoro, imprenditore, per i quali è stata chiesta l’assoluzione e Gabriele Suffiaturo, professionista che aveva redatto delle perizie asseverate, per il quale è stata chiesta la condanna ad 1 anno e 2 mesi.
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Non è escluso, che se in quell’occasione gli avvocati dovessero dare il consenso all’utilizzo degli atti e delle prove acquisite, si possa andare già a sentenza. Gli imputati sono tutti legali rappresentanti, amministratori, direttori dei lavori e procuratori di società appaltatrici o sub appaltatrici. Secondo la ricostruzione fatta dalla Procura le lesioni da terremoto nelle abitazioni di Canzano erano vere. Ma non vera, sempre secondo l’accusa della Procura, sarebbe stata la certificazione prodotta dalle imprese che hanno effettuato i lavori di ristrutturazione. Nel cosiddetto computo metrico estimativo – il documento attraverso la cui compilazione si perviene a definire il costo di costruzione di un'opera edilizia – le imprese sotto accusa (sempre per la Procura) avrebbero dichiarato una quantità di lavoro gonfiata, mentre in realtà le opere effettivamente realizzate sarebbero state meno e così i soldi che gli appaltatori avrebbero dovuto incassare dallo Stato.
Per cinque di loro il pm Stefano Giovagnoni, titolare del fascicolo, nella scorsa udienza ha chiesto condanne complessive a 7 anni e 8 mesi per le ipotesi di tentata truffa e falso, mentre per gli altri sei ha chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto o perchè il fatto non sussiste.
Si tratta di Rossella Marini, amministratore di una società, per la quale la Procura ha chiesto l’assoluzione; Alfredo Bizzarri, procuratore di un’azienda, per il quale è stata chiesta l’assoluzione; Diego Zinnarello, titolare di una ditta esecutrice dei lavori, per il quale è stata chiesta la condanna ad 1 anno e 4 mesi ma solo per un capo di imputazione (per gli altri capi è stata chiesta l’assoluzione); Fabio Fabbri in qualità sia di direttore di alcuni lavori sia come professionista che aveva redatto molte delle perizie asseverate, per il quale è stata chiesta la condanna a 2 anni ma solo per 4 capi di imputazione su 8 (per gli altri è stata chiesta l’assoluzione); Daut Tafa, titolare di una ditta, per cui è stata chiesta l’assoluzione; Rosita Estela Di Donato, amministratrice di una ditta, per la quale è stata chiesta la condanna ad 1 anno e 4 mesi per un capo di imputazione (assoluzione per l’altro); Mauro Marani, professionista che aveva redatto alcune perizie asseverate, per il quale è stata chiesta la condanna a 2 anni; Giorgio Di Domenico, Piergiorgio Di Carlo, professionisti, e Giovanni Di Teodoro, imprenditore, per i quali è stata chiesta l’assoluzione e Gabriele Suffiaturo, professionista che aveva redatto delle perizie asseverate, per il quale è stata chiesta la condanna ad 1 anno e 2 mesi.
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