Fabiana, l’ipotesi: malore e morte in via Cavoni. Ha chiamato qualcuno nell’Annunziata
I carabinieri a casa dei genitori per sentire nuovamente i familiari su alcune circostanze emerse. L’ultima cella agganciata dal telefonino della vittima è quella dell’Annunziata, si cercano altri Dna
GIULIANOVA. In un’inchiesta giudiziaria che gira sull’elica di ipotesi, c’è un’eventualità che comincia a farsi strada nelle indagini: quella che Fabiana Piccioni possa essere morta nel posto in cui è stata ritrovata, nella macchina della persona con cui si trovava e che dopo il malore mortale insorto per l’assunazione di un mix di droghe ha bruciato il corpo nudo dopo averlo portato fuori dall’abitacolo. E anche se per il momento nessuna ipotesi prevale ancora sull’altra, le indagini dei carabinieri si stringono proprio sugli ultimi contatti di Fabiana Piccioni, la 46enne di Giulianova trovata semicarbonizzata in via Cavoni nel pomeriggio del 9 gennaio dopo essere scomparsa di casa il 2. I tabulati telefonici, già all’esame degli investigatori, avrebbero accertato che una delle ultime chiamate partite dal cellulare della donna, risultato spento dal 3, abbia agganciato una delle celle della zona dell’Annunziata.
Ieri i carabinieri hanno nuovamente sentito i familiari nel corso di un incontro che si è svolto nell’abitazione dei genitori probabilmente su alcune circostanze emerse. Al lavoro anche i Ris, i militari del raggruppamento investigazioni scientifico, dopo che nel corso dell’autopsia sono stati fatti tamponi per isolare eventuali tracce di Dna diversi sul corpo della donna. Tracce che, come ben si sa, qualora fossero presenti hanno bisogno di comparazioni per diventare elementi di un’accusa in un fascicolo che è aperto per soppressione di cadavere e morte come conseguenza di altro reato che potrebbe essere anche l’omissione di soccorso da parte di chi era con lei forse dopo aver consumato droga insieme. E anche ieri i carabinieri hanno raccolto ulteriori testimonianze di persone informate sui fatti proprio con l’obiettivo di ricostruire gli ultimi giorni della donna. Un particolare contributo alle indagini arriva anche dalla visione delle tantissime immagini catturate dalle telecamere dei tanti impianti di videosorveglianza pubbliche e private che sono state acquisite. Per ora il fascicolo della Procura resta contro ignoti: al momento non c’è nessun indagato. Continuano le ricerche per trovare i vestiti, il telefono cellulare e la bicicletta della donna che in passato aveva lavorato come estetista e barista, aveva svolto attività di volontariato e aveva partecipato a gruppi di preghiera dopo un periodo in una comunità di recupero.
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