TERAMO
Gli studenti scendono in piazza per far valere i loro diritti
Sotto la lente d'ingrandimento anche i trasporti: "Nella nostra regione abbiamo assistito a un aumento inaudito del costo dei biglietti"
TERAMO. Il coordinamento regionale Udu Teramo-Udu L’Aquila-360 Gradi è sceso in piazza in Largo San Matteo. "Facciamo sentire forte la nostra voce e facciamo valere i nostri diritti in vista anche della Giornata Internazionale degli Studenti, che quest'anno sarà il 17 novembre", dicono i ragazzi. "Continuiamo a chiedere una totale marcia indietro nelle politiche di questo governo per le università, che si vedranno tagliare il Fondo di Finanziamento Ordinario di oltre 41 milioni e 700mila euro: una vera e propria batosta economica per i nostri atenei, come tra l'altro ribadito più volte dai rettori delle università di Chieti-Pescara, L'Aquila, Teramo, Ancona, Macerata, Urbino, Camerino e Perugia".
Per non parlare dei trasporti: "Nella nostra regione - rimarcano gli studenti - abbiamo assistito a un aumento inaudito dei costi del trasporto pubblico su ruota, che si è riversato interamente sulle spalle e nelle tasche degli studenti e delle studentesse. Il tutto poi si aggraverà dall'inizio del prossimo anno, quando i biglietti dei treni subiranno un incremento di oltre il 15%, anche qui nel totale disprezzo dei pendolari, già provati dai rincari dovuti all'inflazione".
I giovani si fanno sentire anche per le residenze pubbliche, "in alcuni casi inadeguate e in altri, come a Teramo, totalmente assenti, con centinaia e centinaia di universitari che devono ricorrere a soluzioni private, spesso di scarsa qualità e a prezzi esagerati. Vogliamo vedere il diritto allo studio garantito: chiediamo la copertura integrale delle borse di studio da subito, senza aspettare la fine dell'anno accademico. Si tratta di un sostegno economico immediato, non di un rimborso spese. Scendiamo in piazza per la pace e per dire basta al genocidio in corso".
E concludono: "Continueremo a lottare affinché le nostre università recedano da qualunque accordo con gli Stati e le aziende della filiera bellica. Crediamo che le università abbiano la responsabilità morale e politica di condannare i crimini a cui stiamo assistendo in Palestina e Libano e di rifiutare ogni complicità con essi. Per tutto questo siamo in piazza. Libereremo il Paese".
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