Incarichi prorogati, la Cgil attacca Catarra
«Becci e Crescia non possono restare in carica fino al 31 dicembre come ha stabilito il presidente»
TERAMO. Due incarichi dirigenziali sono stati prorogati fino al 31 dicembre dal presidente della Provincia Valter Catarra, ma l'atto è illegittimo secondo il segretario provinciale della funzione pubblica Cgil Amedeo Marcattili. I due contratti in questione sono quelli del direttore generale Gianna Becci (che è anche segretario dell'ente) e del dirigente a tempo determinato Danilo Crescia, che si occupa di viabilità. «Il suo primo atto da ‘nuovo’ presidente», si legge nella lettera aperta inviata a Catarra dal rappresentante sindacale, «contiene la prima illegittimità del suo nuovo corso». L’atto cui Marcattili fa riferimento è quello con cui Catarra, il 12 giugno, ha prolungato i due incarichi dirigenziali, «nel rispetto del principio della continuità amministrativa», fino al 31 dicembre e «senza necessità di espressa conferma». «I due contratti che lei intende prorogati non possono esserlo», ritiene invece Marcattili, citando il Testo unico degli enti locali e una circolare del Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio. L’invito rivolto a Catarra, dunque, è quello di tornare sui suoi passi: «Dica che quei contratti non possono essere prorogati, per una volta ammetta di essersi sbagliato e riparta utilizzando le preziose professionalità di cui l’ente che presiede è ricco».
Marcattili polemizza duramente con Catarra scrivendo ancora: «Con questa nota le voglio consegnare un'opportunità, cioè quella di dare un segno diverso al suo nuovo corso, perché il primo è stato caratterizzato: dall'acquisto di una nuova auto presso il concessionario datore di lavoro di un componente la sua giunta; il pagamento di un Master universitario al suo capo di gabinetto a spese della Provincia; l'assegnazione, sempre al suo capo di gabinetto, dapprima di un assegno ad personam quale componente del suo staff, poi l'assegnazione allo stesso dell'istituto dall'alta professionalità sottraendo risorse al fondo di produttività dei dipendenti; l'assegnazione dell'incarico di direttore generale al segretario generale disattendendo quanto da lei sostenuto fino al giorno prima la sua elezione; lo smantellamento del gruppo di lavoro preposto al controllo della società partecipata Teramo Lavoro; un ricorso smodato alla pratica dei provvedimenti disciplinari avviati, che non ha eguali nel nostro Paese; l'assunzione di un dirigente a tempo determinato le cui risorse potevano essere utilizzate per assumere cinque unità per la manutenzione delle strade».