L'università di Teramo in coda alla classifica

19 Luglio 2011

Il prorettore scettico sui dati del Sole 24 ore: "Tra gli atenei piccoli siamo in fascia alta. Puntiamo sulla ricerca"

TERAMO. L'ateneo teramano non brilla nell'Olimpo dell'accademia italiana e si colloca come fanalino di coda nella graduatoria delle università. Per trovarlo bisogna spulciare l'elenco fino alle ultime posizioni della classifica stilata dal Sole 24 Ore - e pubblicata ieri sul quotidiano economico milanese - in base a dieci indicatori di riferimento: Teramo si colloca al 53º posto sul totale delle 58 università monitorate.

L'immagine è quella di una università-parcheggio visto il dato lampante sulla percentuale di inattività, Teramo è prima in classifica per numero di iscritti che nel 2010/2011 non ha ottenuto crediti (cioè superato esami).

A confermare la tendenza anche i dati sulla dispersione, cioè le mancate iscrizioni al secondo anno (l'ateneo è al 37º posto su 57) e sui laureati in corso, che sono solo il 6,6% (Teramo è infatti al 52º posto).

Pochi sono anche gli iscritti eccellenti (cioè con voto di maturità 100), solo il 5,1% (cinquantesima posizione in classifica) anche se l'ateneo continua a dimostrare una discreta attrattività verso gli studenti, con un 20% di immatricolati da fuori Regione.

Non male la posizione nella classifica dell'affollamento, che misura il rapporto tra studenti in corso e docenti: qui Teramo si piazza al 19º posto con una percentuale del 32,8%.

Si rimane invece nella parte bassa delle classifiche anche per quanto riguarda il tasso di occupati a tre anni dalla laurea (il 60%, 49ºposto), per la quantità di fondi per docente (41º posto), per la quota di docenti che hanno vinto i bandi Prin, cioè i programmi di ricerca di rilevante interesse Nazionale (è 36esima) e per la quota di fondi derivanti da enti esterni (54esima posizione).

Un dato, quest'ultimo, contraddetto nei fatti dalla recente convenzione firmata con la Fondazione Tercas che porterà all'università 4 milioni e mezzo di euro in tre anni per la ricerca.

"Questi dati sulla ricerca lasciano un po' perplessi" spiega il pro-rettore alla Ricerca Michele Pisante, "di fatto tra gli atenei sotto i 10mila studenti ci posizioniamo nella fascia più alta. E nella nuova edizione dei bandi Prin abbiamo triplicato il numero di progetti presentati, in modo da avere anche più fondi a disposizione pur avendone lo stesso numero di approvati".

Oltre all'accordo chiuso con la Fondazione, Pisante rivendica poi le 24 borse di dottorato interamente finanziate dall'esterno, i 24 assegni di ricerca, dei quali una quota con il vincolo di ricerca all'esterno e, in ultimo, i 15 progetti biennali di ricerca d'eccellenza del valore di 700mila euro. "E' questo il virtuosismo che vorremmo mantenere anche nei prossimi anni", conclude il pro-rettore, "l'internazionalizzazione è un fattore importante che queste classifche non considerano, così come il fatto che molta della ricerca è legata al territorio e contribuirà al suo sviluppo".

Impossibile avere un commento sui dati del rettore, Rita Tranquilli Leali, irrintracciabile per tutta la giornata di ieri. Giova comunque ricordare quanto detto dal rettore durante un recente convegno, circa la proposta di una possibile unione con l'università dell'Aquila, argomento quanto mai attuale viste le posizioni nella fascia bassa della graduatoria del Sole 24 ore. "Ci batteremo sempre per restare autonomi", ha annunciato giorni fa il rettore.

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