Le foto dei vestiti alla mamma di Melania
Sono gli indumenti indossati da Parolisi il giorno della scomparsa della moglie
TERAMO. I vestiti di Parolisi ancora al centro dell'inchiesta sul delitto di Melania Rea. I fotogrammi ingranditi di alcuni capi d'abbigliamento consegnati agli investigatori dal caporal maggiore, accusato di aver ucciso la moglie, arrivano alla mamma della vittima. Ieri mattina l'avvocato Mauro Gionni, il legale della famiglia Rea, ha ritirato il cd con i fotogrammi fatti dai Ris. Le foto ora saranno mostrate alla mamma di Melania: l'obiettivo è quello di verificare se tra quesi vestiti ci siano capi che la donna potrebbe aver lavato subito dopo l'omicidio della figlia, quando Salvatore Parolisi era ancora parte lesa. Intanto, in attesa dell'udienza del 28 novembre davanti ai giudici della Cassazione che dovranno decidere sulla scarcerazione del caporal maggiore, la procura di Teramo, a cui l'inchiesta è passata da Ascoli per competenza territoriale, preme sull'acceleratore.
Il vero problema, per gli inquirenti, ora è puntellare il quadro indiziario, perché di indizi si tratta, e la prova regina continua a non esserci, in modo che regga nell'udienza preliminare e nell'eventuale processo davanti alla Corte d'assise. Smontato quello della borsa (quella trovata nella casa di Folignano è realmente quella di Melania), ci si concentra soprattutto sulla consulenza tecnica affidata sui telefonini di Melania e del marito. Trapela che è stato impossibile localizzare il punto da cui Parolisi alle 15.26 del 18 aprile ha telefonato a Melania, scomparsa da più di venti minuti. Gli accertamenti dei Ros non ci sono riusciti e nemmeno i tecnici incaricati dalla procura teramana. Le prime indiscrezioni che arrivano, infatti, sembrano delineare nuovamente l'impossibilità di localizzare quella chiamata.
Anche questa volta, dunque, i tecnici non sarebbero stati in grado di accertare il posto da cui Parolisi ha chiamato. Era a Colle San Marco o arrivava da Ripe, così come accusano i magistrati? Nuovi accertamenti su quella telefonata erano stati sollecitati dal gip Giovanni Cirillo nell'ordinanza di arresto bis. Ma se la consulenza tecnica non dice nulla sul posto da cui Parolisi ha fatto quella telefonata, i periti confermano quello che hanno già detto i carabinieri del Ros: il telefonino di Melania il 18 aprile non avrebbe mai agganciato la cella di Colle San Marco. Il che, per l'accusa, è la prova che la donna non è mai stata sul pianoro ascolano e che Parolisi mente.
Nei prossimi, giorni, intanto, dovrebbero arrivare anche i risultati ufficiali delle indagini fatte dai carabinieri del Ris su centinaia di reperti. Tra questi anche il navigatore satellitare della macchina di Parolisi. I test hanno accertato che il 18 aprile, giorno della scomparsa e del delitto di Melania, l'apparecchio era spento. Impossibile, dunque, trovare tracce nella memoria del software. E' evidente che qualsiasi traccia lasciata nell'apparecchio avrebbe potuto stabilire se il 18 aprile, giorno della scomparsa e dell'omicidio di Melania, la Renault Scenic di Parolisi sia stata nel bosco di Ripe, il luogo del delitto. (d.p.)
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