TERAMO
Lui ha 17 anni, lei da poco maggiorenne sarà processata
Citazione per una 18enne denunciata dalla madre del ragazzo per sottrazione consensuale di minore, ma i due giovanissimi lavorano, vivono insieme e hanno già un figlio
TERAMO. Sarà un processo ad accertare la verità. Almeno quella giudiziaria, in una storia di giovanissimi che diventano genitori e di genitori che non si rassegnano.
Così ha stabilito il pm Enrica Medori che ha firmato la citazione diretta a giudizio per una ragazza da poco diventata maggiorenne indagata per sottrazione consensuale di minorenni. In questo caso il minorenne è il 17enne suo convivente, il padre del bambino nato qualche mese fa. Lei ha compiuto la maggiore età qualche giorno dopo la nascita del piccolo, lui li compirà a fine anno. A presentare la denuncia per sottrazione di minore è stata la madre del giovane. Dopo la sua segnalazione è stato aperto il fascicolo con successivi accertamenti e indagini. Sono state raccolte varie testimonianze tra cui anche quelle dei servizi sociali del centro in cui abitano i due ragazzi che convivono. Ed è una storia d’amore tra giovanissimi quella che raccontano le indagini con i due che si frequentano da tempo. Hanno entrambi 17 anni (con lei che all’epoca sta per diventare maggiorenne) quando la ragazza si accorge di aspettare un bambino. La notizia sembra rafforzare l’unione e i due, in prossimità della nascita del piccolo, decidono di andare a vivere insieme. Con l’aiuto dei genitori di lei e con lui deciso a prendersi cura della sua nuova famiglia trovando un lavoro. Ma evidentemente la decisione della convivenza non mette tutti d’accordo. Quando la ragazza compie 18 anni, subito dopo aver partorito, la madre di lui si presenta alle forze dell’ordine per fare una denuncia per sottrazione consensuale di minori.
Dopo l’avviso di conclusione delle indagini il pm manda a processo la ragazza con una citazione diretta contestando l’ipotesi di reato prevista dall’articolo 573 del codice penale e che stabilisce una condanna fino a due anni, anche se la pena è diminuita quando il fatto è commesso per fine di matrimonio. Va detto che la Cassazione, anche a sezioni unite, più volte si è pronunciata su questo tipo di reato stabilendo che «trova giustificazione nell'esigenza sociale di sottoporre la decisione del minore al vaglio dei genitori onde evitare che un'insufficiente maturità, connessa all'età, possa spingerlo ad adottare decisioni che potrebbero pregiudicare la sua vita futura».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Così ha stabilito il pm Enrica Medori che ha firmato la citazione diretta a giudizio per una ragazza da poco diventata maggiorenne indagata per sottrazione consensuale di minorenni. In questo caso il minorenne è il 17enne suo convivente, il padre del bambino nato qualche mese fa. Lei ha compiuto la maggiore età qualche giorno dopo la nascita del piccolo, lui li compirà a fine anno. A presentare la denuncia per sottrazione di minore è stata la madre del giovane. Dopo la sua segnalazione è stato aperto il fascicolo con successivi accertamenti e indagini. Sono state raccolte varie testimonianze tra cui anche quelle dei servizi sociali del centro in cui abitano i due ragazzi che convivono. Ed è una storia d’amore tra giovanissimi quella che raccontano le indagini con i due che si frequentano da tempo. Hanno entrambi 17 anni (con lei che all’epoca sta per diventare maggiorenne) quando la ragazza si accorge di aspettare un bambino. La notizia sembra rafforzare l’unione e i due, in prossimità della nascita del piccolo, decidono di andare a vivere insieme. Con l’aiuto dei genitori di lei e con lui deciso a prendersi cura della sua nuova famiglia trovando un lavoro. Ma evidentemente la decisione della convivenza non mette tutti d’accordo. Quando la ragazza compie 18 anni, subito dopo aver partorito, la madre di lui si presenta alle forze dell’ordine per fare una denuncia per sottrazione consensuale di minori.
Dopo l’avviso di conclusione delle indagini il pm manda a processo la ragazza con una citazione diretta contestando l’ipotesi di reato prevista dall’articolo 573 del codice penale e che stabilisce una condanna fino a due anni, anche se la pena è diminuita quando il fatto è commesso per fine di matrimonio. Va detto che la Cassazione, anche a sezioni unite, più volte si è pronunciata su questo tipo di reato stabilendo che «trova giustificazione nell'esigenza sociale di sottoporre la decisione del minore al vaglio dei genitori onde evitare che un'insufficiente maturità, connessa all'età, possa spingerlo ad adottare decisioni che potrebbero pregiudicare la sua vita futura».
©RIPRODUZIONE RISERVATA