Roseto, deciso il pugno duro contro chi vende alcol ai minori
Vertice tra Comune e forze dell’ordine, saranno intensificati i controlli sui commercianti Di Giovanni rivela: il fenomeno è diffuso e ha causato l’addio degli studenti canadesi alla città
ROSETO. Pugno di ferro nei confronti di chi vende alcol ai minorenni. L’argomento è stato il primo punto affrontato ieri durante l’incontro in materia di sicurezza tra l’amministrazione comunale e i rappresentanti delle forze dell’ordine. Netta la posizione del sindacoEnio Pavone sull’argomento alcol e minori. «È un problema di carattere sociale che ci vede tutti coinvolti», ha sottolineato il primo cittadino, «agli esercenti chiedo il massimo rispetto delle regole che vietano la vendita di alcolici ai minori di 16 anni: nel loro esercizio hanno anche la possibilità di richiedere i documenti anagrafici. Chi non rispetterà la legge incorrerà in sanzioni durissime».
Solo qualche giorno fa, la città di Roseto si era ritrovata al centro di un acceso dibattito sul web proprio in materia di alcol e minori, scaturito dallo sfogo di una donna rosetana la quale aveva messo in rete la risposta che aveva ricevuto dal vicesindaco Alfonso Montese («Non ci possiamo sostituire ai genitori») a una sua richiesta di aiuto alle istituzioni. Che a Roseto quello della vendita di alcol ai minorenni fosse una pratica diffusa se n’erano già accorti i responsabili di una scuola canadese che ogni anno portavano nella Città delle Rose studenti adolescenti per uno scambio culturale. «Abbiamo dovuto rinunciare a venire a Roseto nonostante ci trovassimo benissimo in questa città», svela Alberto Di Giovanni, responsabile del progetto, «il motivo? Troppo facile comprare alcolici negli esercizi pubblici: ce n’era uno in particolare, il cui gestore non aveva alcuno scrupolo. Questo è immorale, prima ancora che illegale. Essendo impossibile per noi effettuare controlli efficaci, siamo stati costretti a rinunciare a venire a Roseto». Infatti, il progetto continua ancora oggi, ma gli studenti vengono inviati in altre città abruzzesi dove però nei locali pubblici non vengono somministrate bevande alcoliche anche perché i controlli sono molto severi. «Non dico che in altre località il fenomeno non esista», ammette Di Giovanni, «ma abbiamo potuto constatare di persona come a Roseto fosse molto più accentuato. Naturalmente questa notizia è rimbalzata in Canada, tanto che i genitori dei ragazzi ci hanno chiesto espressamente di non venire più a Roseto». Tutto questo ha provocato un danno economico notevole al turismo locale, quindi all’intera città, in quanto il progetto garantiva circa 50mila presenze annue, per di più in periodi di bassa stagione, visto che i gruppi canadesi alloggiavano a Roseto soprattutto durante i mesi invernali.
Ma non si è parlato solo di alcol e minori all’incontro di ieri sulla sicurezza. Il sindaco ha auspicato un coordinamento da parte delle forze dell’ordine, tutte presenti all’incontro, per un controllo capillare sul territorio. A sua volta il vicesindaco Montese ha rivolto un appello forte alla collettività e alle famiglie: «Siamo tutti chiamati a essere responsabili verso i giovani e i minori, istituzioni, forze dell’ordine, associazioni e famiglie. Tutti dobbiamo fare qualcosa per arginare il fenomeno e tenere alta l’attenzione». Montese ha poi lanciato l’idea di stilare un codice etico da parte dei gestori dei locali, per rafforzare la consapevolezza degli operatori e, da parte dell’amministrazione, promuovere una serie di iniziative culturali per coinvolgere scuole, esercenti e famiglie. Tra gli argomenti affrontati anche quello del commercio abusivo. «Il Comune ha azzerato le licenze per il commercio ambulante sul demanio». ha ricordato il sindaco Pavone , «il mio sollecito va quindi alle forze dell’ordine per intensificare i controlli e agli operatori turistici, che non diventino complici offrendo sostegno logistico a chi vende abusivamente sulla spiaggia».
©RIPRODUZIONE RISERVATA