Salta la vendita, l'Atr chiude: la protesta a Colonnella / Foto
La fine da shock della fabbrica dei bolidi di Colonnella: i lavoratori da questa notte dormono in auto fuori dall’azienda
COLONNELLA. E’ la mazzata finale all’Atr. Ieri mattina il commissario che negli ultimi anni ha gestito l’amministrazione straordinaria del gruppo industriale di Colonnella, Gennaro Terracciano, ha revocato l’affidamento ai due soci che il 14 dicembre 2011 hanno acquistato le aziende specializzate nella produzione in fibra di carbonio. Entro 10 giorni i capannoni devono essere sgomberati. E da ieri pomeriggio gli operai presidiano a oltranza i cancelli dell’azienda nella zona industriale di Valle Cupa.
La nuova proprietà avrebbe dovuto versare a metà ottobre più di 4 milioni di euro, il saldo per l’acquisto degli stabilimenti di Colonnella. Ma fra i due soci, l’imprenditore vibratiano Primo Massi e quello campano Valter Proietti non corre buon sangue. Tanto che uno si è offerto di acquisire le quote dell’altro. Ma l’operazione non è andata in porto. E qualche giorno fa le aziende di leasing sono andate in azienda per riprendersi i macchinari. L’operazione è stata parzialmente bloccata.
Finora la nuova proprietà ha versato 900mila euro. Massi e Proietti adesso perderanno non solo i 900mila euro ma anche il milione e mezzo di fideiussione versato per partecipare al bando di vendita e rischierebbero anche una richiesta di risarcimento danni dal ministero. «La revoca è un atto vergognoso e irresponsabile», attacca Gianluca Di Girolamo, segretario della Uil, «ci opporremo con tutte le nostre forze: vogliamo trovare soluzioni di continuità, non di dismissione. La verità è che le istituzioni non si sono veramente occupate dell’Atr». Adesso si avvia la fase liquidatoria: i capannoni saranno venduti ma senza mantenere l’attività industriale o i posti di lavoro. «E’ inaccettabile», aggiunge Giampiero Dozzi, segretario della Fiom Cgil, «abbiamo chiesto un incontro al ministero e alla procedura che non ci è stato dato. E ora fanno una revoca “al buio”. Ora i due soci ci dovranno dire come gestiranno gli 82 rapporti di lavoro. I dipendenti sono preoccupati: hanno solo 8 mesi di attività». E’ incerta persino la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali. «Il commissario non ci ha avvertito», incalza Antonio Liberatori, segretario della Fim Cisl, «è stata una scorrettezza nei confronti dei lavoratori. Noi sapevamo che uno dei due imprenditori sarebbe restato. E pare anche che abbia la disponibilità finanziarie per portare a termine l’operazione. Non capiamo dunque i motivi della revoca. Non vorremmo che sia una manovra per incassare la fideiussione e anche i proventi della vendita degli immobili». Oltre agli 82 dipendenti a tempo indeterminato dell’Atr group ci sono i 524 originari, ora in cassa integrazione straordinaria, che perdono ogni speranza di ricollocazione. Una delegazione di operai ieri a Sant’Omero ha incontrato Bersani.
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