Staminali per curare i tendini a Teramo i test sui cavalli

11 Aprile 2013

La ricerca in ateneo coinvolge anche Chieti, Brescia e Torino

TERAMO. Cellule staminali per rigenerare tendini lesionati, per ora quelli dei cavalli, in particolare dei campioni del galoppo ma presto la tecnica sarà sperimentata anche sull’uomo. Se n’è discusso ieri all’università di Teramo nel corso del convegno “Tendinopatie: dalla ricerca di base all’applicazione clinica” che si è tenuto nella sala delle lauree della facoltà di Scienze politiche in collaborazione con la Asl. A portare il loro saluto sono stati sia il rettore Luciano D’Amico che il manager Asl Giustino Varrassi. A discutere del tema medici veterinari ed esperti di medicina umana per illustrare le potenzialità degli studi sperimentati finora su animali ma efficaci anche nell’uomo. La ricerca sulle staminali che parte dall’ateneo per ora è l’unica frontiera per la cura delle tendinopatie, patologia che colpisce nel mondo più di 30 milioni di persone ogni anno. «La nostra ricerca sulla rigenerazione dei tendini è piuttosto avanti», ha spiegato Barbara Barboni del dipartimento di Scienze biomediche comparate dell’università di Teramo nonché prorettore alla ricerca, «grazie al fatto che possiamo sfruttare cellule staminali di origine amniotica che abbiamo in laboratorio da 5 anni, ricavate da ovini in fase di gravidanza già destinati ad essere abbattuti. E così abbiamo potuto vedere esempi di rigenerazione concreta, sui modelli animali ha funzionato, adesso dobbiamo avvicinarci alle staminali umane». Il progetto dell’ateneo è inserito in una rete nazionale di ricerca che coinvolge anche Chieti, oltre che Brescia e Torino. A parlare delle possibili applicazioni in campo umano è stato anche Ciro Tetta del Fresenius Medical Care Deutschland GmbH di Bad Homburg (Germania). «Ci sono tutte le premesse per l’applicazione di questa tecnica sull’uomo, i meccanismi di base sono simili», ha detto, «in particolare nelle patologie renali ed epatiche ma vedo anche la possibilità di estendere la ricerca per altre patologie veterinarie».(b.g.)