Teramano evita la condanna grazie alle telecamere in cortile
Denunciato per lesioni dai vicini, dimostra di non aver colpito nessuno. Ok all’impianto anche dal Garante della privacy
TERAMO. In una guerra lunga, dura e snervante un’arma può fare la differenza. Ne sa qualcosa un teramano che, grazie alle telecamere installate nel cortile davanti alla propria abitazione, è stato assolto al termine di un processo penale nel quale era stato trascinato dai vicini di casa. Le riprese del sistema di videosorveglianza hanno permesso infatti di accertare, nel contraddittorio delle parti davanti al giudice di pace, che le presunte lesioni da lui inflitte a una vicina erano inesistenti, ovvero che non c’era stata la pretesa aggressione alla base della querela.
Una discussione tra rappresentanti delle due famiglie, l’ennesima visto che i vicini erano in lite da anni e avevano alle spalle un contenzioso massiccio (dieci processi!), era in effetti avvenuta. A un certo punto una donna era finita a terra e i suoi familiari avevano chiamato l’ambulanza. L’antagonista nella lite è stato tempestivo: ha subito chiamato la polizia ed ha fornito agli agenti la registrazione di quanto le proprie telecamere avevano filmato durante il battibecco. Quel filmato è stato poi depositato in tribunale e prodotto in aula dal difensore del cittadino, Tommaso Navarra. Risultato: l’imputato è stato assolto per non aver commesso il fatto dal giudice di pace Valentina Leccesi.
Quelle telecamere, installate dopo alcuni atti vandalici, un anno fa erano finite anche sul tavolo del Garante per la protezione dei dati personali, autorità dello Stato con sede a Roma. Poiché riprendono una corte dove i vicini devono per forza passare per accedere alla propria abitazione, erano diventate oggetto di un ricorso. I ricorrenti, tirando in ballo la privacy, hanno insomma tentato di invalidare quell’attività di videosorveglianza, probabilmente proprio per evitare che le riprese scagionassero il vicino durante il processo.
Ebbene: il Garante (come il Centro ha riportato nel febbraio scorso) ha giudicato il ricorso inammissibile. Perché? In sostanza perché «non risulta, dalla documentazione in atti, che il trattamento dei dati personali abbia riguardato dati personali del ricorrente destinati a una comunicazione sistematica o alla diffusione (tale non essendo il deposito delle immagini nei procedimenti giudiziari pendenti o intercorsi fra le parti) e non sia, quindi, soggetto all’ambito applicativo del medesimo codice». Così si legge nel provvedimento. Per ottenere questa decisione favorevole il titolare dell’impianto di videosorveglianza, tramite l’avvocato Navarra, ha attestato che «le immagini, registrate su disco rigido sito all’interno del sistema, vengono archiviate e automaticamente cancellate dopo 24 ore, salvo che non si renda necessario fornirle all’autorità giudiziaria qualora siano stati ripresi comportamenti illeciti»; e inoltre che «le telecamere riprendono esclusivamente l’area di proprietà del resistente, senza registrazioni audio» e che «il resistente ha precisato di essere l’unico ad accedere ai dati». E ancora: «il sistema di videosorveglianza in questione non è accessibile “in remoto” e le immagini registrate non sono oggetto di comunicazione sistematica o diffusione». Il succo, insomma, è: posso filmare i miei vicini che hanno diritto di passaggio sulla corte antistante la mia proprietà, purché non diffonda quelle immagini a terzi e non le conservi a lungo.
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