Teramo, gemelli malati: la Asl paga 2,5 milioni

Nati sani e non assistiti subito: per il giudice bambini e genitori devono essere risarciti

TERAMO. Sono nati prematuri in un ospedale non attrezzato ad accoglierli. Oggi sono due gemelli disabili di 11 anni che, con i loro genitori, affrontano una vita difficile. Il tribunale civile di Teramo ha condannato l'Asl di Teramo a pagare un risarcimento di due milioni e mezzo di euro: secondo il magistrato la donna doveva essere trasferita in un centro attrezzato dove i due bambini appena nati avrebbero potuto avere sin da subito un'assistenza specializzata.

La sentenza, immediatamente esecutiva, è firmata dal giudice Giampiero Fiore (da qualche mese in servizio all'Aquila). E' stata emessa venerdì dopo sei anni di carte bollate e perizie e riconosce il danno biologico non solo ai bimbi ma anche al padre e alla madre. Per il magistrato il presente e il futuro di questi due genitori, che all'epoca dei fatti avevano 30 anni, è stato profondamente cambiato. La loro esistenza è stata segnata per sempre.

LA STORIA. La denuncia viene presentata nel 2005, quando i genitori assistiti dall'avvocato Claudio Iaconi decidono di rivolgersi al tribunale civile per chiedere i danni dopo la nascita dei loro due gemellini arrivati cinque anni prima. E' il luglio del 2000, infatti, quando la futura mamma viene ricoverata all'ospedale di Atri dove è seguita per la gravidanza. I feti sono alla 32ª settimana. E' ancora presto per farli nascere. Ma dopo qualche giorno di ricovero la situazione si aggrava e così i medici decidono di farla partorire.

I bambini nascono sani, ma i medici dispongono subito il trasferimento nel centro neonatale dell'ospedale di Pescara, una struttura all'avanguardia. Nonostante l'assistenza immediata però uno dei due bambini riporta danni cerebrali che diventano una disabilità riconosciuta al 100%, mentre l'altro dei gravi problemi polmonari. Danni, che secondo i consulenti del giudice, sarebbero stati provocati anche dall'ulteriore trauma per il tasferimento.

I DANNI. Secondo i consulenti nominati dallo stesso giudice, due docenti universitari della Sapienza, i medici dell'ospedale di Atri avrebbero dovuto evitare che la donna partorisse a 32 settimane di gestazione, ma soprattutto avrebbero dovuto trasferirla subito in un centro specializzato per consentire ai prematuri di avere appena nati un'assistenza adeguata. Un'assistenza in un centro specializzato che, sostengono i periti, avrebbe sicuramente evitato ulteriori traumi e danni ai bambini. E il giudice nella sentenza stabilisce la colpa professionale dei medici, riconoscendo sia il danno biologico sia il danno patrimonale.

La mamma, dopo l'arrivo dei bimbi, ha dovuto lasciare la sua attività per dedicarsi completamente a loro. La vita di due genitori è stata stravolta. Il giudice lo riconosce e amplia l'azione risarcitoria: i danni vanno riconosciuti sia ai piccoli sia ai genitori.

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