Teramo, maxi frode sul gasolio: sequestrati 20 milioni
Sigilli a beni mobili ed immobili nei confronti di due amministratori di una società petrolifera con sede nel Teramano e con distributori ad Ascoli Piceno e Fermo. Scoperte le società cartiere per l'emissione di fatture false con 60 denunce
TERAMO La guardia di finanza di Teramo ha eseguito un decreto di sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, beni mobili ed immobili, per un ammontare complessivo di circa 20 milioni di euro (20.123.768,61 pari all'importo corrispondente all’Iva evasa) nei confronti dei due amministratori di una società che opera nel settore del commercio di carburanti per autotrazione.
La società ha sede nel Teramano e con 9 distributori nelle provincie di Teramo, Ascoli Piceno e Fermo. Sono stati sequestrati 20 rapporti finanziari, 10 immobili e quote societarie di 4 soggetti economici, riconducibili agli indagati.
Il provvedimento cautelare, è stato emesso dal giuidice (Gip) del Tribunale di Ascoli Piceno, su richiesta della Procura ed è conseguente ad un’attività investigativa economico-finanziaria avviata con una verifica fiscale.
Le indagini dei militari del Nucleo di polizia economico finanziaria si sono concluse con 60 denunce per l’emissione di fatture false. Denunciati anche i due rappresentanti legali della società controllata, per avere presentato dichiarazioni Iva mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, per un ammontare imponibile di 91.471.675,46 euro ed un’Iva pari a appunto a 20.123.768,60 euro.
L'operazione è stata denominata “frode carosello”. La Finanza spiega che è stata chiamata così per definire i fenomeni truffaldini che si concretizzano mediante la reiterata emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte di società aventi sede anche in Stati membri dell’Unione Europea. In questo caso il prodotto petrolifero veniva ceduto a società “cartiere” o “missing traders” che avevano il solo compito di produrre documentazione contabile fiscale fittizia da inviare alla società reale acquirente della merce: "In sostanza queste "imprese fantasma", avevano la funzione di interporsi nella transazione commerciale in modo da risultare quali falsi acquirenti del prodotto petrolifero che poi veniva ceduto alla società beneficiaria della frode non solo ad un prezzo inferiore a quello di mercato ma consentendo anche di beneficiare della detrazione dell’Iva".
Le 54 imprese “cartiere” identificate nel corso delle indagini, sono risultate già coinvolte in analoghe indagini in qualità di “evasori totali” per non aver presentato le dichiarazioni fiscali obbligatorie. Avrebbero, secondo l'accusa, catalizzato su se stesse il debito d’imposta sul valore aggiunto che non sarebbe mai stato onoratodal momento che, erano prive sia di strutture aziendali che di capacità economiche o addirittura sconosciute agli indirizzi dichiarati quale sede legale o amministrativa. Le stesse società venivano quindi fatte fallire.