Teramo, non si trova il corpo del neonato sparito ma i genitori sono accusati dal pm di omicidio
Il corpo non si trova ma la procura chiude l'inchiesta e accusa di omicidio i genitori
TERAMO. La procura di Ascoli chiude le indagini sul neonato di due mesi sparito a Folignano e accusa i genitori, in carcere da luglio dell'anno scorso, di omicidio volontario aggravato e distruzione di cadavere. Secondo i pm Cinzia Piccioni e Carmine Pirozzoli (che hanno firmato l'avviso di conclusione), madre e padre (lui non è quello naturale) avrebbero ucciso il bambino facendolo cadere e successivamente ne avrebbero fatto sparire il corpicino.
Per settimane i carabinieri hanno cercato il corpicino nelle campagne di Castel Trosino, alla periferia di Ascoli, ma senza ottenere nessun esito. Nei mesi scorsi l'uomo è tornato ad accusare la moglie dicendo che è stata lei ad uccidere il piccolo. Stessa cosa ha fatto la donna, che invece è tornata ad accusare il coniuge.
Sono le ennesime versioni fornite sulla sorte del piccolo in una girandola di accuse e smentite. Questo dopo che l'uomo, originario di Nereto, e la moglie, originaria di Colonnella, avevano sostenuto che il bambino fosse morto in un incidente domestico accaduto al padre nell'abitazione di Folignano in cui la coppia abitava.
Recentemente l'uomo ha accusato la moglie di avere responsabilità anche per le gravissime lesioni riportate dal loro primo figlio, tolto alla coppia al pari della seconda. I due hanno infatti altri due figli, di cinque e tre anni, diventati invalidi a seguito di incidenti domestici che sono stati affidati ad altre famiglie su disposizione del tribunale dei minori di Ancona. L'uomo ha tentato di suicidarsi più volte nel carcere ascolano di Marino del Tronto ingerendo candeggina e anche impiccandosi, ma è stato sempre salvato dall'intervento degli agenti.
Agli atti dei magistrati ci sono anche le confessioni fatte dall'uomo ad un compagno di cella in cui ha detto di essere stato lui ad uccidere il piccolo dopo averlo fatto cadere in casa. L'ex compagno di cella ha confermato tutto nel corso di un incidente probatorio disposto dalla procura ascolana proprio per cristallizzare le sue accuse. La donna, che è rinchiusa nella sezione femminile del carcere teramano di Castrogno, ha più volte ribadito che è stato il marito ad uccidere il piccolo facendolo cadere a terra.
Poi si sarebbe disfatto del corpicino. Una storia di accuse e controccuse, con lettere svelate e smentite, con più interrogatori e incidenti probatori. A questo si aggiunge il fatto che nelle ultime settimane i carabinieri del Ris hanno ispezionato la casa di Folignano a caccia di tracce di sangue e reperti per mettere insieme anche delle certezze di carattere scientifico. Intanto a giugno il caso finiterà davanti alla Cassazione con il ricorso presentato dall'avvocato Vincenzo Di Nanna, difensore della donna. Secondo il legale la donna non ha ucciso il bambino.
Per settimane i carabinieri hanno cercato il corpicino nelle campagne di Castel Trosino, alla periferia di Ascoli, ma senza ottenere nessun esito. Nei mesi scorsi l'uomo è tornato ad accusare la moglie dicendo che è stata lei ad uccidere il piccolo. Stessa cosa ha fatto la donna, che invece è tornata ad accusare il coniuge.
Sono le ennesime versioni fornite sulla sorte del piccolo in una girandola di accuse e smentite. Questo dopo che l'uomo, originario di Nereto, e la moglie, originaria di Colonnella, avevano sostenuto che il bambino fosse morto in un incidente domestico accaduto al padre nell'abitazione di Folignano in cui la coppia abitava.
Recentemente l'uomo ha accusato la moglie di avere responsabilità anche per le gravissime lesioni riportate dal loro primo figlio, tolto alla coppia al pari della seconda. I due hanno infatti altri due figli, di cinque e tre anni, diventati invalidi a seguito di incidenti domestici che sono stati affidati ad altre famiglie su disposizione del tribunale dei minori di Ancona. L'uomo ha tentato di suicidarsi più volte nel carcere ascolano di Marino del Tronto ingerendo candeggina e anche impiccandosi, ma è stato sempre salvato dall'intervento degli agenti.
Agli atti dei magistrati ci sono anche le confessioni fatte dall'uomo ad un compagno di cella in cui ha detto di essere stato lui ad uccidere il piccolo dopo averlo fatto cadere in casa. L'ex compagno di cella ha confermato tutto nel corso di un incidente probatorio disposto dalla procura ascolana proprio per cristallizzare le sue accuse. La donna, che è rinchiusa nella sezione femminile del carcere teramano di Castrogno, ha più volte ribadito che è stato il marito ad uccidere il piccolo facendolo cadere a terra.
Poi si sarebbe disfatto del corpicino. Una storia di accuse e controccuse, con lettere svelate e smentite, con più interrogatori e incidenti probatori. A questo si aggiunge il fatto che nelle ultime settimane i carabinieri del Ris hanno ispezionato la casa di Folignano a caccia di tracce di sangue e reperti per mettere insieme anche delle certezze di carattere scientifico. Intanto a giugno il caso finiterà davanti alla Cassazione con il ricorso presentato dall'avvocato Vincenzo Di Nanna, difensore della donna. Secondo il legale la donna non ha ucciso il bambino.
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