Teramo, senzatetto diventa ricco grazie a un’eredità
La storia di Gianni Di Rocco, finito sulla strada per il gioco. Lascia Rapallo dopo 13 anni e promette: «Darò indietro il bene ricevuto»
TERAMO. Dalla strada all’agiatezza in un istante, quello in cui una parente gli ha comunicato che è tra i destinatari di una grossa eredità lasciata da una zia. La storia di Gianni Di Rocco, 47enne teramano, è finita ieri sulla ribalta mediatica nazionale grazie agli articoli comparsi su “La Stampa” e “Il Secolo XIX”.
«Per il momento sono ancora un clochard, eh! Tutto quello che ho è lì dentro». Così Di Rocco ai giornalisti mentre martedì mattina mostrava lo zaino appoggiato per terra. «Per anni e anni, ho avuto solo questo, con me». Martedì in piazza delle Nazioni, cuore di Rapallo, davanti al municipio dove aveva l’indirizzo di residenza come senzatetto, Gianni Di Rocco ha voluto salutare il sindaco Carlo Bagnasco e parte dell’amministrazione comunale prima di prendere il treno che lo portava verso una nuova vita.
«Sto partendo per Teramo», ha detto, «e solo lì, all’apertura del testamento, potrò sapere quanto sono diventato ricco. Mi ha telefonato mia cugina: l’eredità della zia comprende appartamenti, terreni e denaro ma non sono l’unico beneficiario». La quantità, in realtà, poco importa. È comunque la svolta per Di Rocco “dopo decenni da vagabondo. In strada. Nelle stazioni. Mangiando alla mensa dei poveri”, recita l’articolo della Stampa.
Il quotidiano torinese racconta così la storia del teramano. “Ultimo dopo tre sorellastre (con in comune il padre, differente la madre), nel 1994 Di Rocco taglia i ponti con la provincia, che gli va stretta. Gli studi in Sociologia a Urbino, «dove mi sono laureato»; la rotta puntata dritta verso «l’Austria, la Germania, la Francia, la Spagna»; l’arrivo a Milano. Gianni Di Rocco non ha un lavoro. E presto, complice il vizio del gioco, si «mangia» tutti i soldi che ha. Tutti. «Mi sono bruciato fino all’ultimo spicciolo, giocando al casinò». A Milano, trova un porto sicuro nella Exodus di don Mazzi. «Vizio del gioco a parte, non ho avuto altri problemi. Non sono mai andato in galera, credo nella legalità». Negli ultimi 13 anni, la vita ha portato Gianni Di Rocco a Rapallo (Genova). Fra strada, stazione e la mensa della Basilica, con don Stefano Curotto. E prima di partire, zaino in spalla, il teramano promette: «Non scorderò don Stefano che fa tantissimo per i senza tetto. Darò indietro il bene che ho ricevuto».(red.te)