ABRUZZO

Via libera del Tar a nuove trivellazioni in mare

Respinto il ricorso dei Comuni di Martinsicuro, Alba, Tortoreto e Pineto e della Provincia di Teramo contro il ministero

MARTINSICURO. Via libera del Tar Lazio a un nuovo pozzo di estrazione del gas che verrà scavato in mare 22 chilometri al largo della foce del fiume Tronto, al confine tra i territori comunali di San Benedetto del Tronto e Martinsicuro.

Il Tribunale amministrativo regionale ha respinto il ricorso presentato contro il ministero della Transizione ecologica, nonché contro l'Eni spa, per l'annullamento di tutti gli atti con i quali è stato dato parere favorevole alla “perforazione del pozzo denominato Donata 4Dir nella concessione di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi B.C3”. L'istanza era stata proposta dai Comuni di Martinsicuro, Alba Adriatica, Tortoreto e Pineto e dalla Provincia di Teramo. Hanno rinunciato a ricorrere al Tar le amministrazioni comunali di San Benedetto del Tronto e Grottammare, che inizialmente sembravano far parte della “squadra” dei ricorrenti.
I primi pozzi di coltivazione di gas e gasolina al largo di Martinsicuro furono autorizzati nel 1973 ma solo negli ultimi anni si è creato un movimento d’opinione contrario alle trivellazioni dei fondali marini. L’anno scorso, in ottobre, il coordinamento nazionale No Triv invitava gli enti locali a fare ricorso al Tar scrivendo: «Con la pubblicazione del bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse del 31 agosto 2022, è tornato alla ribalta il caso della concessione Eni B.C3.As per la coltivazione di gas e gasolina, rilasciata nel luglio 1973, scaduta il 7 luglio 2018, che ha continuato a produrre oltre la scadenza. Nel 2021 ha erogato 2.345.200 mc di gas e 138.392 mc di gasolina, con il suo unico pozzo produttivo ed erogante “Emilio 008 Dir B”, a cui Eni si accinge ad aggiungere il nuovo Donata 4 Dir». La concessione è stata prorogata dal ministero all’Eni fino al 2028.

Il Tar Lazio ha sentenziato che il ricorso delle amministrazioni locali teramane e i motivi aggiunti sono "in parte improcedibili e in parte infondati". Il ricorso, quindi, è stato in parte dichiarato improcedibile e in parte respinto. La complessità della materia induce alla compensazione delle spese di lite. Il ricorso era stato motivato dalle cittadine rivierasche e dalla Provincia per il fatto che la realizzazione del pozzo avrebbe potuto portare problemi al turismo balneare, che è un introito importante delle cittadine interessate e fonte di entrata economica di molte famiglie del territorio. Inoltre nella controversia era stata avanzata anche l’ipotesi che la realizzazione del nuovo pozzo potrebbe comportare l’abbassamento del fondale marino non escludendo come conseguenza piccoli fenomeni sismici.
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