L'AQUILA
Borsacchio, bocciata dal centrodestra la riperimetrazione più grande
L'emendamento sulla restituzione di 1.025 ettari alla Riserva del Teramano non passa in Commissione. E il consigliere Febbo: "Favorevole a un'area a macchia di leopardo partendo sempre dalla perimetrazione di 24,7 ettari"
L'AQUILA. No alla riperimetrazione del Borsacchio, al ripristino dell'area più grande della Riserva nel Teramano. Dopo le polemiche, gli scontri e malgrado la raccolta di migliaia di firme, l'emendamento del centrosinistra che chiedeva che fossero restitituiti alla Riserva 1.075 ettari che erano stati tolti con una legge regionale di fine anno, è stato bocciato dalla maggioranza di centrodestra in sede di Commissione (la Quinta) del consiglio regionale.
A diffondere la notizia è il consigliere regionale Mauro Febbo sottolineando come in Commissione il centrodestra abbia ribadito "che la Riserva c’è ed è di 25 ettari per i quali l’intento della maggioranza è conservarli e tutelarli". Febbo spiega in una nota che sui 1.075 restanti ettari "non esiste nessuna biodiversità da proteggere ma, al contrario, ci sono un’agricoltura e un tessuto economico ingessati da quasi 20 anni nel corso dei quali abbiamo registrato effetti negativi con forti riduzioni del reddito e finanche l’abbandono delle terre con ripercussioni anche a livello sociale".
In risposta alle associazioni ambientaliste Febbo sostiene che non è affatto vero che l’iter per arrivare al Piano di assetto naturalistico (Pan) del Borsacchio sia concluso perché "è necessario il confronto con i portatori di interesse sulle centinaia e centinaia di osservazioni presentate; manca il passaggio al Comitato Via e per di più manca il Piano pluriennale di attuazione: questo vuol dire altri anni di attesa". "L’agricoltura locale invece non può più attendere, anzi ha necessità di recuperare il tempo perso e rilanciarsi magari attingendo dalle risorse messe a disposizione dal Programma di Sviluppo Rurale che si sta attuando proprio in questi mesi attraverso le varie misure". Il consigliere regionale spiega di essere per una riserva a "macchia di leopardo", partendo sempre dalla perimetrazione di 24,7 ettari, "per tutelare alcune piccole e limitate zone ben individuate attraverso un percorso istituzionale tra Regione, Provincia, Comune e associazioni".
Per quanto riguarda invece la tesi sulle speculazioni edilizie, Febbo replica e ricorda che sulla porzione di Riserva già svincolata nel 2012, il Comune di Roseto ha autorizzato la realizzazione di strutture a uso abitativo e alberghiero ("qualcuno parla di vera cementificazione speculativa") mentre la Regione, su quel tratto di territorio collinare, ha il vincolo paesaggistico; "Sarebbe opportuno quindi che l’amministrazione comunale si adoperasse per una variante al Prg al fine di vincolare quelle aree che noi consideriamo l’ex Riserva Borsacchio".
E poi la tiratina d'orecchie con un passo indietro nel tempo quando 17 anni fa fu istituito con legge il Parco Nazionale della Costa teatina, rimasto per sempre sulla carta, e contro il quale si schiero apertamente proprio Febbo: "Fa specie assistere a queste “sceneggiate”, da parte di una certa parte politica, che hanno molti tratti in comune con quelle che abbiamo visto alcuni anni fa quando in provincia di Chieti si voleva istituire il Parco della Costa teatina, approvato con un emendamento “notturno” alla Legge finanziaria, nazionale ma a oggi nessuno ne parla più o ne chiede la realizzazione. Questo perché sono tangibili e sotto gli occhi di tutti i risultati, in termini turistici ed economici, ottenuti grazie alla Via Verde dei Trabocchi. Seguendo un percorso analogo noi vogliamo ottenere gli stessi grandi risultati anche per l’area del Borsacchio”. (a.mo.)
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