Processo Bussi, la Severino: «No a capri espiatori»

L’arringa difensiva dell’ex guardasigilli: «Investiti miliardi contro l’inquinamento». Gerardis: «Coscienza ambientale ignorata»

L’AQUILA. «Non ci devono essere capri espiatori per questi inquinamenti storici». L'avvocato Paola Severino, ex ministro della giustizia, così ha esordito nell'arringa pronunciata nel corso del processo in Corte d'Assise di appello sulla mega discarica di Bussi della Montedison con 19 imputati per avvelenamento e disastro ambientale.

La Severino, parlando per quasi due ore, ha voluto evidenziare fondamentalmente un paio di concetti.

«L’azienda», ha detto, ha fatto investimenti per miliardi di vecchie lire per bonificare l’area tra gli anni Settanta e Novanta, quindi le cautele ci sono state e la società si è attivata». «Per quanto riguarda, specificatamente la discarica Tremonti», ha aggiunto, «unica fonte di contaminazione, chiusa nel 1972, all’epoca non vi era una disciplina sulla gestione dei rifiuti. Quindi non esiste nemmeno una colpa generica sul disastro. Gli imputati non potevano sapere di un interramento, poi caduto nell’oblio, su un’area fuori dal perimetro aziendale che fu ceduta ad altra ditta nel 1983». «Non vi è traccia», ha concluso, «di un passaggio di consegne per una strategia di impresa».

«I giudici devono ignorare il rilievo mediatico che caratterizza questo processo e applicare solo la legge». In questo modo l'avvocato Augusto La Morgia, difensore di Nazzareno Santini, direttore dello stabilimento dal 1985 al 1992 e Maurilio Aguggia, responsabile protezione ambientale e sicurezza della sede centrale Milano, rivolgendosi soprattutto ai giudici popolari, li ha invitati e evitare condizionamenti esterni.

Non sono mancate note polemiche nei riguardi delle difese nella replica dell’avvocato dello Stato Cristina Gerardis. «Ho ascoltato uno degli esponenti più importanti della dottrina penalistica del nostro Paese sostenere che nel periodo che viene in rilievo in questo processo, in quello più risalente, degli anni Settanta ed Ottanta, il concetto di ambiente era sconosciuto al mondo del diritto», ha detto riferendosi alla Severino, «non solo non vi era quella che molti hanno chiamato coscienza ambientale ma nemmeno si poteva ricondurre alla carta costituzionale una forma di tutela coniugata a quella della salute dell'uomo. Avete notato con quale insistenza si sia declinato questo, invero deprimente, concetto?». «Sembra che», ha aggiunto, «prendendo atto di tale carenza prima culturale che giuridica, si possa mettere una pietra sopra su tutti i fatti italiani di inquinamento storico. E lo si possa fare in serenità».

«Un processo così», ha concluso, «credo non abbia precedenti in Italia. Non è un normale processo ad una industria chimica. Qui ci sono elementi in più, di grande importanza: ci sono discariche abusive scoperte dalle Autorità e tenute nascoste, discariche abusive di dimensioni enormi, mai chiuse (nel senso tecnico e giuridico), terreni dove tutt'ora, anno 2017, vi sono seppellite tonnellate di rifiuti. Si conosce chi li ha seppelliti, si ha ben presente, numeri alla mano, la dimensione del disastro ambientale». La Gerardis, infine, riferendosi agli imputati, ha detto che «quasi nessuno in Italia può permettersi avvocati di questo rango».

Intanto il presidente del collegio, Luigi Catelli, ha fissato per venerdì 17 febbraio il giorno nel quale ci sarà la Camera di consiglio, data che per la sua particolare natura cabalistica, ha suscitato qualche malumore tra i presenti più sensibili alle tematiche scaramantiche, ma nessuno ha avuto l’ardire di protestare.

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