Tgr-Abruzzo, l’album della memoria
Una serie di servizi ricorda l’esordio della tv pubblica in riva all’Adriatico dopo 8 mesi di «sperimentazione»
PESCARA. Sera del 15 dicembre 1979, giusto trent’anni fa. Ore 19.10, dalla sede Rai di via De Amicis a Pescara sta per andare in onda il primo Tg3-Regione. Sono in sala trasmissione Giovanni Verna, primo conduttore in video, e Domenico Marcozzi per la pagina sportiva. Due volti che diventeranno popolari presto.
E ci sono Edoardo Tiboni direttore della sede (adesso è presidente del Premio Flaiano) con Giuseppe Mori, il primo caporedattore (prematuramente scomparso) che dà le indicazioni per la telecamera, poi annuncia: «siamo in onda». Sono otto mesi che aspetta questo momento. Da maggio c’era stata infatti la cosidetta «sperimentazione», ogni giorno si confenzionava un telegiornale di prova che poi andava in onda solamente in circuito chiuso.
Si preparava tutto a fianco del palazzo di via De Amicis, dentro due pullman attrezzati per il montaggio. A fare gli ultimi aggiornamenti delle notizie, dietro le quinte, Ivana Vaccari; sarà la prima giornalista a condurre il Tg3-Abruzzo. Alla Vaccari-rompighiaccio è seguita negli anni una pattuglia di giornaliste di Tg aperta da Maria Rosaria La Morgia. Le donne del Tg-Regione sono brave, è un riconoscimento del loro talento, e in video sono più gradevoli Per ricordare, e un po’ celebrare il trentennale dell’informazione regionale - in effetti trent’anni sono una bella fetta di storia - il Tgr-Abruzzo delle consuete 19.30 ha mandato e manderà in onda ogni giorno fino a martedì prossimo i servizi più significativi trasmessi dal 1979.
«Sono inchieste e reportage che raccontano la trasformazione sociale, economica e culturale di una regione che oggidì sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia, - spiega l’attuale capporedattore Domenico Logozzo - soprattutto si trova ad affrontare il dramma di un terremoto che ha seminato lutti, ridotto in macerie L’Aquila città capoluogo e molti piccoli Comuni, ha distrutto una parte importante del tessuto economico e sociale». L’avvento della Tv di Stato sul terreno dell’informazione regionale fu senza dubbio un fatto importante, la realtà abruzzese andava cambiando e cominciava a manifestare quella predisposizione alla modernità in ogni settore che la caratterizzerà lungo il corso degli anni ’70 e poi ’80. Nacque allora il «modello adriatico di sviluppo» che proiettò l’Abruzzo fra le regioni meglio progredite del centro-nord e che andava seguito, analizzato e raccontato.
«E’ stata una svolta importante per il servizio pubblico - ricorda Logozzo - che contemporaneamente avviava la produzione di programmi Tv e radiofonici a livello regionale, trasmessi anche a diffusione nazionale e che ha creato un gruppo di ottimi professionisti, guidati da Gaetano Stucchi, che si sono affermati anche come giornalisti». «Con i nostri servizi i telespettatori hanno avuto la possibilità di fare un confronto tra l’Abruzzo di ieri e quello di oggi, i problemi risolti e quelli ancora aperti. Storie di una terra, le grandi industrie della Val di Sangro, con la Sevel benedetta dal presidente Pertini e l’avvocato Agnelli, il polo elettronico dell’Aquila con l’Italtel e le sue speranze perdute, l’apertura del traforo sotto il Gran Sasso e l’amore di Papa Giovanni Paolo II per le nostre vette. Da questo album della memoria verranno sicuramente nuovi stimoli per fare meglio. E’ stato anche questo lo scopo dell’iniziativa».
E ci sono Edoardo Tiboni direttore della sede (adesso è presidente del Premio Flaiano) con Giuseppe Mori, il primo caporedattore (prematuramente scomparso) che dà le indicazioni per la telecamera, poi annuncia: «siamo in onda». Sono otto mesi che aspetta questo momento. Da maggio c’era stata infatti la cosidetta «sperimentazione», ogni giorno si confenzionava un telegiornale di prova che poi andava in onda solamente in circuito chiuso.
Si preparava tutto a fianco del palazzo di via De Amicis, dentro due pullman attrezzati per il montaggio. A fare gli ultimi aggiornamenti delle notizie, dietro le quinte, Ivana Vaccari; sarà la prima giornalista a condurre il Tg3-Abruzzo. Alla Vaccari-rompighiaccio è seguita negli anni una pattuglia di giornaliste di Tg aperta da Maria Rosaria La Morgia. Le donne del Tg-Regione sono brave, è un riconoscimento del loro talento, e in video sono più gradevoli Per ricordare, e un po’ celebrare il trentennale dell’informazione regionale - in effetti trent’anni sono una bella fetta di storia - il Tgr-Abruzzo delle consuete 19.30 ha mandato e manderà in onda ogni giorno fino a martedì prossimo i servizi più significativi trasmessi dal 1979.
«Sono inchieste e reportage che raccontano la trasformazione sociale, economica e culturale di una regione che oggidì sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia, - spiega l’attuale capporedattore Domenico Logozzo - soprattutto si trova ad affrontare il dramma di un terremoto che ha seminato lutti, ridotto in macerie L’Aquila città capoluogo e molti piccoli Comuni, ha distrutto una parte importante del tessuto economico e sociale». L’avvento della Tv di Stato sul terreno dell’informazione regionale fu senza dubbio un fatto importante, la realtà abruzzese andava cambiando e cominciava a manifestare quella predisposizione alla modernità in ogni settore che la caratterizzerà lungo il corso degli anni ’70 e poi ’80. Nacque allora il «modello adriatico di sviluppo» che proiettò l’Abruzzo fra le regioni meglio progredite del centro-nord e che andava seguito, analizzato e raccontato.
«E’ stata una svolta importante per il servizio pubblico - ricorda Logozzo - che contemporaneamente avviava la produzione di programmi Tv e radiofonici a livello regionale, trasmessi anche a diffusione nazionale e che ha creato un gruppo di ottimi professionisti, guidati da Gaetano Stucchi, che si sono affermati anche come giornalisti». «Con i nostri servizi i telespettatori hanno avuto la possibilità di fare un confronto tra l’Abruzzo di ieri e quello di oggi, i problemi risolti e quelli ancora aperti. Storie di una terra, le grandi industrie della Val di Sangro, con la Sevel benedetta dal presidente Pertini e l’avvocato Agnelli, il polo elettronico dell’Aquila con l’Italtel e le sue speranze perdute, l’apertura del traforo sotto il Gran Sasso e l’amore di Papa Giovanni Paolo II per le nostre vette. Da questo album della memoria verranno sicuramente nuovi stimoli per fare meglio. E’ stato anche questo lo scopo dell’iniziativa».