Venturoni: «Sei ospedali dovranno cambiare»
Piano della Regione per Gissi, Casoli, Guardiagrele, Pescina, Tagliacozzo e Popoli.
PESCARA. Gissi, Casoli, Guardiagrele, Pescina, Tagliacozzo e forse Popoli. Sono gli ospedali candidati a una profonda riorganizzazione, con la chiusura delle sale operatorie e il potenziamento dei servizi per malati cronici. Potranno essere curati quei pazienti, soprattutto anziani, che hanno bisogno di cure costanti, di riabilitazione e interventi che non implicano le sale operatorie. Gli altri malati saranno dirottati altrove.
In quegli ospedali dove si concentrano le sale operatorie, servizi di alta specializzazione e, soprattutto, la rianimazione. Per l’assessore regionale alla sanità, Lanfranco Venturoni la riorganizzazione, iniziando da questi sei ospedali, è l’unico modo per tenere le strutture aperte, per non tagliare posti di lavoro, posti letto e servizi. Una decisione che creerà anche polemiche e forse comitati di lotta ma Venturoni allarga le braccia e ammette che non ci sono alternative mentre il sistema sanitario, senza riorganizzazione e tagli è ingovernabile.
«La crisi è già esplosa ma non tutti ne hanno consapevolezza», fa presente Venturoni, «i conti della sanità in Abruzzo dicono che alle Asl mancano 286 milioni, soldi che oggi non sappiamo dove prendere. Non abbiamo nemmeno venduto un manufatto delle Asl e quindi quei 100 milioni di euro per la dismissioni delle strutture esistono solo sulla carta. Malgrado, questi problemi non chiuderemo nessun ospedale ma alcuni saranno riorganizzati secondo le necessità della popolazione». Venturoni sa di innescare polemiche ma si dimostra pronto alla replica.
«Oggi questi ospedali», osserva «non hanno un grado di efficenza e sicurezza tale da garantire una assistenza di qualità, lo dimostrano le continue proteste dei cittadini e gli interventi dei Nas che denunciano le irregolarità. Per questo vanno cambiati, riorganizzati e ammodernati, ma puntando su quei pazienti che hanno bisogno di cure e assistenze continue. I piccoli ospedali saranno aperti giorno e notte, avranno dentro gli ambulatori dei medici di famiglia e medicina generale, e ci saranno degli specialisti. Sarà assicurato il servizio di pronto soccorso e guardia medica.
Saranno tolte le divisioni di chirurgia generale e rimarrano quelle di solo day surgery, per gli interventi più semplici». Anche la sanità privata dovrà subire tagli e cambiamenti e Venturoni lancia una proposta. «A conti fatti», dice, «se la Asl dell’Aquila assume tutti i dipendenti della clinica Sanatrix del gruppo Angelini la Regione ci guadagna perchè spendiamo di meno di quanto ora costa questa struttura privata. Con le cliniche la Regione sta trattando un sistema di accordo sulle prestazioni che devono svolgere i privati eliminando quella mancanza di regole. Una cosa è certa le cliniche saranno pagate solo per quello che devono fare».
Infine il deficit della sanità che galoppa. «C’è poco da discutere servono interventi straordinari», osserva Venturoni, «il presidente Chiodi sta cercando in ogni modo di evitare nuove tasse e convincere il governo a rinegoziare il deficit, ma non accettiamo lezioni dagli ex amministratori di centrosinistra, come l’ex assesssore Giovanni D’Amico, lui sa che sono stati usati i soldi della sanità circa 200 milioni per finanziare altri assessorati, e tanto altro».
In quegli ospedali dove si concentrano le sale operatorie, servizi di alta specializzazione e, soprattutto, la rianimazione. Per l’assessore regionale alla sanità, Lanfranco Venturoni la riorganizzazione, iniziando da questi sei ospedali, è l’unico modo per tenere le strutture aperte, per non tagliare posti di lavoro, posti letto e servizi. Una decisione che creerà anche polemiche e forse comitati di lotta ma Venturoni allarga le braccia e ammette che non ci sono alternative mentre il sistema sanitario, senza riorganizzazione e tagli è ingovernabile.
«La crisi è già esplosa ma non tutti ne hanno consapevolezza», fa presente Venturoni, «i conti della sanità in Abruzzo dicono che alle Asl mancano 286 milioni, soldi che oggi non sappiamo dove prendere. Non abbiamo nemmeno venduto un manufatto delle Asl e quindi quei 100 milioni di euro per la dismissioni delle strutture esistono solo sulla carta. Malgrado, questi problemi non chiuderemo nessun ospedale ma alcuni saranno riorganizzati secondo le necessità della popolazione». Venturoni sa di innescare polemiche ma si dimostra pronto alla replica.
«Oggi questi ospedali», osserva «non hanno un grado di efficenza e sicurezza tale da garantire una assistenza di qualità, lo dimostrano le continue proteste dei cittadini e gli interventi dei Nas che denunciano le irregolarità. Per questo vanno cambiati, riorganizzati e ammodernati, ma puntando su quei pazienti che hanno bisogno di cure e assistenze continue. I piccoli ospedali saranno aperti giorno e notte, avranno dentro gli ambulatori dei medici di famiglia e medicina generale, e ci saranno degli specialisti. Sarà assicurato il servizio di pronto soccorso e guardia medica.
Saranno tolte le divisioni di chirurgia generale e rimarrano quelle di solo day surgery, per gli interventi più semplici». Anche la sanità privata dovrà subire tagli e cambiamenti e Venturoni lancia una proposta. «A conti fatti», dice, «se la Asl dell’Aquila assume tutti i dipendenti della clinica Sanatrix del gruppo Angelini la Regione ci guadagna perchè spendiamo di meno di quanto ora costa questa struttura privata. Con le cliniche la Regione sta trattando un sistema di accordo sulle prestazioni che devono svolgere i privati eliminando quella mancanza di regole. Una cosa è certa le cliniche saranno pagate solo per quello che devono fare».
Infine il deficit della sanità che galoppa. «C’è poco da discutere servono interventi straordinari», osserva Venturoni, «il presidente Chiodi sta cercando in ogni modo di evitare nuove tasse e convincere il governo a rinegoziare il deficit, ma non accettiamo lezioni dagli ex amministratori di centrosinistra, come l’ex assesssore Giovanni D’Amico, lui sa che sono stati usati i soldi della sanità circa 200 milioni per finanziare altri assessorati, e tanto altro».