Piazza Pepe, l’associazione dell’Esquilino risponde a Telese: «No ai recinti, facciamo comunità»
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La lunga lettera dell’associazione Polo Civico Esquilino in risposta al direttore, dopo i fatti che lo hanno visto protagonista nel dibattito, cui è seguito un vero e proprio scontro, sulla riqualificazione di piazza Pepe, invasa dagli spacciatori
Caro Luca,
leggendo il tuo editoriale mi è venuta in mente la canzone di Re Luigi, il Re delle scimmie del Libro della Giungla, “I Wan’na Be Like You”, un bellissimo pezzo jazz che dice dell’aspirazione della scimmia verso l’essere umano. In questo spazio che mi hai cortesemente concesso, proverei, rispetto agli accadimenti non accaduti – la goffa sceneggiata tra ‘il coglione’ e ‘il fascista’ che riporti a tuo modo e che ha comunque tutta la mia, e di molte altre, femminile riprovazione – ad abbassare lo sguardo, cioè a rimettere le zampe per terra.
LA FAVOLA DI “PIAZZA” PEPE
Tu ci racconti ora, con la tua abile penna, le criticità dell’Esquilino, affacciandoti dalla finestra. Le racconti per la prima volta a chi ci mette le mani tutti i giorni. E tanto ce le mettiamo che il faro di luce (#elucesia) su Piazza Pepe l’abbiamo acceso noi, col nostro impegno, col tavolo presieduto dal Sindaco, con Municipio, Ama, Greco e via cantando, facendo incontri, assemblee, tavoli tecnici, sopralluoghi. La coprogettazione Piazza Pepe – e le risorse collegate che sono risorse per politiche pubbliche e non per interessi privati, dunque riguardano anche te - non è “una bellissima idea” di chicchessia, ma il frutto del processo partecipativo che ha aperto il Polo due anni orsono e grazie al quale tutti possono proporre le loro idee, anche tu, che infatti le hai esposte in una Piazza aperta dal Polo. Questo processo – come detto e ridetto – continua e continuerà, con tutti. Trovo quindi stupefacente lo stupore di trovarti sotto casa nel bel mezzo di uno di questi momenti di partecipazione, ne abbiamo già fatti parecchi. Non sarebbe stato più stupefacente se ti fossi stupito, invece, dalla bellezza della Capoeira, delle danze cinesi e africane, dei bambini che giocavano a calcio, del torneo di ping-pong, da tutta quella gente che vuole riappropriarsi delle piazze, degli spazi pubblici, per ritrovare la Comunità? Noi crediamo che tutto questo sia un’altra Piazza possibile. Come - per esempio - i Giardini Luzzati di Genova: era un buco nero, luogo di spaccio e abbandono, oggi accoglie migliaia di persone, dalla mattina alla notte, 7 giorni su 7, è il centro storico dove la sicurezza è pratica e duratura perché la sicurezza non è frutto di soluzioni emergenziali e statiche, “passive”, ma attive, animate, vitali. Comunitarie. Non è una favola, è una possibilità.
LA LEGALITA’ E LA GIUSTIZIA SOCIALE
Tutte le associazioni del Polo hanno scopi statutari diversi ma nessuna di queste in alcun modo ammette il crimine, lo spaccio, la violenza, il furto, il danno al prossimo e alla collettività. Tutte invece perseguono la giustizia sociale, in forme e modi diversi. Allora ci sono due questioni: il ripristino della legalità e la sicurezza del territorio che non è compito del Polo ma di chi se ne deve occupare, così come la pulizia ordinari. E poi la giustizia e la sicurezza sociale che sta al Polo promuovere e sostenere chiedendo e favorendo diritti, casa, lavoro, cura, educazione, cibo, assistenza sanitaria, cultura. E spazi pubblici necessari alla Comunità. Questo abbiamo sin dall’inizio e sempre chiesto al tavolo presieduto dal sindaco: una presa in carico di sistema dei problemi.
LA RETE METALLICA
C’era a piazza Pepe e a detta dei tuoi vicini di casa “era un disastro di scavalcamenti e insediamenti abusivi nonché ricettacolo di immondizie, resti di refurtiva e per finire anche una borsa con 5 kg di erba”. Fu tolta nel 2020 per una riqualificazione, ma senza reale partecipazione. A piazza Vittorio la cancellata c’è: è tutto come vorresti il giardino di casa tua? Chi ci fa manifestazioni e iniziative deve pagare la vigilanza notturna. A cancello chiuso. La differenza - e manco tanto - la fa la centralità di piazza Vittorio, il fatto che sia un luogo più frequentato, più attraversato, più vissuto. I cancelli a noi non piacciono, non ci piacciano i recinti, né il filo spinato, vogliamo andare oltre la paura, l’indifferenza, la solitudine. Noi vogliamo spazi vissuti, animati, presidiati dalla Comunità. La rigenerazione urbana non può limitarsi ai mattoni. La differenza la fanno le persone, e le relazioni tra le persone. A noi piace la rete non-metallica.
LA RETE CIVICA
Il Polo Civico Esquilino nasce formalmente nel 2022, dopo un anno di incontri, dall’unione di 16 soci fondatori che, all’indomani della pandemia, sentivano l’urgenza di far fronte insieme all’enormità delle conseguenze indotte dalle misure di isolamento anti-Covid. Prima di ogni altra: la disintegrazione delle relazioni. Il Polo Civico si è costituito in Ente di Terzo Settore di secondo livello, che oggi aggrega 32 associazioni formali, ma anche non formali. Una Comunità di Comunità. Centinaia di persone unite da obiettivi comuni che si mettono insieme. Due volte. I soci del Polo sono più che raddoppiati. E cresceranno ancora. I genitori della scuola Di Donato (come te), dei bambini che giocano a basket o a calcio, gli attivisti che raccolgono cibo avanzato dal Mercato, quelli che costruiscono “ponti e non muri”, che organizzano tavolate solidali e multiculturali, che contrastano la povertà alimentare, quelli che aiutano la povera gente e danno spazio alla cultura in una città dove gli spazi non si trovano mai, quelli ‘Scomodi’, gli studenti, quelli che fanno integrazione e accoglienza, la Comunità educante, i ricercatori, i salvatori di Mare e di terra, quelli che conservano la memoria, chi promuove il dialogo interculturale, le famiglie che fanno acquisti solidali… Insomma, non si tratta di un semplice comitato. Ma di tantissime persone, in maggioranza volontari (V-O-L-O-N-T-A-R-I) che vivono all’Esquilino e si danno da fare, da anni, per il Rione. (Ma tu non lo sai? Ci vivi da più di me all’Esquilino). Si tratta di associazioni che hanno storie immense e non si fanno scalare da nessuno.
GLI ORANGHI E LE SCIMMIE NUDE
A parte le zuffe tra oranghi, parlando di cose serie: lo zoologo Desmond Morris teorizzava, ne “La scimmia nuda”, che è la pelle a distinguere di più gli esseri umani dagli altri primati, che l’assenza di peli negli esseri umani sia legata al bisogno di contatto fisico tra la madre e il bambino. Il primo legame. La relazione. Questa sì che dura per sempre. La Comunità dura per sempre. “Questo non è di destra o di sinistra, ma semplicemente di buon senso”. Senso Comune. L’aspirazione della scimmia verso l’essere umano. Uscendo dalla giungla, la Città si salva solo con la Comunità. Basta farne parte.
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