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27 ottobre

Oggi, ma nel 1848, a Venezia, aveva luogo quella che passerà alla storia come la “sortita” di Forte Marghera, ovvero l’azione marziale guidata da Antonio Olivi, tenente dell’esercito della Repubblica di San Marco, quella presieduta da Daniele Manin, che ricacciava a Treviso gli austriaci che assediavano la città lagunare. Olivi, che trovava la morte nell’agguato militare, era alla testa di 2mila armati. Le forze asburgiche avevano conquistato Mestre, il 18 giugno precedente.

Nella sommossa contro le guarnigioni di Vienna (nella foto, particolare, “La sortita di Mestre fino al 1848”, di Emilio Paggiaro, olio su tela, di 59,5x79,7 centimetri, presumibilmente del 1898, a Palazzo Ferri-Fini, dall’28 ottobre all’8 dicembre 2011, opera esposta nella mostra intitolata “La differenza repubblicana. Volti e luoghi del 1848-49, a Venezia e nel Veneto”) veniva ferito letalmente anche Alessandro Poerio, fratello del futuro vicepresidente della Camera dei deputati del regno d’Italia, dal 18 febbraio 1861 al 27 aprile 1867, poeta di chiara fama, i cui componimenti verranno accostati ai lavori letterari di Niccolò Tommaseo e di Giacomo Leopardi. 

L’amputazione della gamba destra, mentre era ospite della contessa milanese Rachele Londonio Soranzo, non servirà a salvargli la vita e spirerà, nella città marciana, il 3 novembre successivo, dopo essere stato elevato, in virtù del coraggio mostrato, da soldato semplice a capitano. La mossa strategica di quel 27 ottobre, tuttavia, non darà risultati duraturi, a causa della sproporzione numerica dei combattenti a disposizione delle due potenze. Nel dettaglio, il generale Julius von Haynau poteva contare su 24mila fanti, dotati anche di 200 cannoni. Questi ultimi pezzi di artiglieria, contribuiranno sensibilmente al rovesciamento delle posizioni, in favore dei nemici del 27 maggio successivo.