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4 febbraio

4 Febbraio 2025

Oggi, ma nel 1938, usciva nelle sale cinematografiche americane Biancaneve e i sette nani", il primo lungometraggio d’animazione della Walt Disney, per giunta interamente realizzato a colori, della durata di 83 minuti, per la regia di David Hand, la cui anteprima a stelle e strisce c’era stata, il 21 dicembre precedente, 1937, al Carthay Circle Theater di Los Angeles, con tanto di standing ovation che aveva coinvolto coinvolto personaggi di gran calibro dello spettacolo tra i quali anche Charlie Chaplin e Marlene Dietrich.

L'opera era ispirata al racconto dei fratelli germanici Jacob e Wilhelm Grimm, che era stato pubblicato, in tedesco, nel 1812, nella raccolta “Le fiabe del focolare”. Il 23 dicembre successivo le imprese di Biancaneve, Pisolo, Dotto, Brontolo, Mammolo, Gongolo, Eolo e Cucciolo, la regina Grimilde, il cacciatore, la strega e il principe arriverà nel Belpaese e l’edizione tricolore (nella foto, particolare, la locandina utilizzata nella seconda ondata di proiezioni, sempre col titolo in italiano, ma che specificherà l’utilizzo del Technicolor, sistema inventato a Boston nel 1914 da Herbert Kalmus, Daniel Frost Comstock e Burton Wescott) avrà il coordinamento di Cesare Cavagna, con il doppiaggio nella lingua di Dante Alighieri che sarà eseguito negli studi di Cinecittà e sarà diretto da Alberto Carlo Lolli e da Luigi Savini su dialoghi curati da Vittorio Malpassuti e da Alberto Simeoni.

I testi delle canzoni saranno rielaborati da Mario Panzieri, Nino Rastelli e Umberto Bertini, per le edizioni Suvini Zerboni di Milano, con l’aiuto di Alberto Curci, e saranno eseguiti sotto la direzione di Enzo Ceragioli. In quello stesso 1938 la colonna sonora di Frank Churchill, soprattutto per brani come “Ehi-ho”, “Il mio amore un dì verrà” e “Impara a fischiettare”, sarà candidata all’Oscar. L’anno dopo, 1939, "Biancaneve" consentirà a “Zio Walt” di fare sua l'ambita statuetta, ma alla carriera. L’avventura di “Snow White and the Seven Dwarfs”, questo era il titolo originale, diverrà iconica, tanto da essere considerata la versione fiabesca complessivamente più popolare al mondo tra i vari adattamenti per il piccolo e per il grande schermo -il primo film muto sul tema risaliva al 1916 e aveva visto James Searle Dawley dietro la macchina da presa-, ma anche tra quelli a fumetti e per il teatro. E rimarrà quale pietra miliare della produzione non solo disneyana, ma dei cartoon a livello planetario.