VISTO E SEGNALATO
Il vino d'Abruzzo che non vota
C'è una parte dell'Abruzzo che domenica non può votare. Non che "non vuole", ma che non può materialmente farlo. E non è una parte geografica, ma una fetta significativa di un intero settore commerciale-industriale, quello del vino che in Abruzzo, malgrado i danni di maltempo e peronospora, continua a tirare soprattutto all'estero. Che cosa succede?
Succede, che nella fatidica data del voto per le regionali del 10 marzo - data decisa dal consiglio regionale in anticipo rispetto alle indicazioni sull'election day di giugno fornite dal governo - circa 120 cantine dell'Abruzzo sono all'estero: partecipano con dirigenti e impiegati al ProWein, una delle manifestazioni vinicole più importanti e qualificata a livello nazionale ed internazionale che inizia a Düsseldorf in Germania proprio il 10 marzo. Mentre domenica in Abruzzo alle 7 si aprono i seggi, circa trecento (e la stima è in difetto) tra operatori e rappresentanti del mondo enologico è al lavoro in Germania per cercare di promuovere il nostro Montepulciano - e non solo - in uno Stato che rappresenta pur sempre il principale mercato straniero del vino abruzzese e di porre così riparo a un'annata che ha visto un calo della produzione media di circa il 43%.
Si potrebbe dire, ma che sono trecento voti su un milione e 200mila elettori? Messa così, in effetti, la proporzione è bassa. Ma se si considera che alle elezioni c'è un rischio concreto di astensionismo al 47% - dato delle ultime elezioni regionali del 2019 - e quanto sia quindi diventato importante per liste e partiti recuperare ogni singolo voto che può alla fine fare la differenza, non si capisce come nessuno non abbia pensato di evitare che ulteriori 300 abruzzesi non possano votare.
Esiste un progetto di legge per far votare gli studenti fuori sede, e coloro che sono all'estero per motivi di lavoro non hanno la possibilità di farlo. E' vero, forse anche fra gli stessi operatori del vino ci sarebbe stato qualcuno che non sarebbe comunque andato a votare se fosse rimasto in Abruzzo. Ma occorre parlare di "insieme", di interessi, della rappresentatività e quindi anche del valore che esprime l'intero settore nel suo complesso nell'economia regionale, con il convolgimento di migliaia di lavoratori. E dei quali il prossimo governatore abruzzese dovrà tener conto. Anche se non lo hanno votato.