Avvocati derubati in casa «Città sempre più insicura»
Lo sfogo della famiglia Pennetta per l’abitazione svaligiata per la quarta volta «In tanti hanno chiesto aiuto ma invano. Facciamo sentire la voce a Roma»
VASTO. «Io non mi arrendo. Il quarto furto subito mi ha distrutto ma non cedo. Anzi, ora più che mai farò qualunque cosa per ridare a questa città la sicurezza che merita». L’avvocato Angela Pennetta il giorno dopo il raid ladresco messo a segno nella casa del marito, l’avvocato Roberto Tartaglia, ha deciso di dare vita a un movimento trasversale che riesca a far ottenere alla città adeguati rinforzi negli organici delle forze dell’ordine. È bastato pubblicare su Facebook la notizia per registrare decine di adesioni.
«Sono cittadini che hanno chiesto aiuto tante volte ma non hanno ottenuto risposta. Sono professionisti derubati. Persone costrette a pagare i badanti dei funerali e a dormire a turno per non trovarsi faccia a faccia con i ladri. Ma ci sono anche politici ed ex politici», fa sapere la Pennetta. «Andrò a Roma, se necessario, per dimostrare che non è vero che Vasto è tranquilla», tuona la penalista.
Le associazioni Antimafia e Codici sono disposte a collaborare. «Creiamo una task force per la sicurezza», propone Riccardo Alinovi, referente locale di Codici. «Quello che per prima cosa va fatto è convincere i cittadini a collaborare. Solo se si uniscono tutti i residenti è possibile vincere l’assedio dei ladri», afferma Alinovi. Solidarità e disponibilità è stata comunicata ad Angela Penetta anche da Paolo Palomba, Massimo Desiati, Giuseppe Tagliente, Stefano Moretti e da Teresa Di Santo. Quest’ultima a fine marzo aveva raccontato la sua paura di donna e madre al Centro. «A chi dobbiamo chiedere i danni morali e materiali per una simile devastazione?», aveva scritto Teresa Di Santo. «Abbiamo paura di camminare per strada, di lasciare i nostri figli a casa, andare al cimitero, andare a fare una passeggiata. Siamo arrivati a questo punto perché per troppo a lungo si è negata l’emergenza», è l’opinione della Di Santo condivisa ora dall’avvocato Tartaglia.
Per Marco Di Michele Marisi non è stato mai attuato il progetto “Mille occhi sulla città”, firmato dal sindaco Luciano Lapenna davanti al prefetto. «L’’assenza di uomini in divisa avrebbe potuto essere compensata da volontari armati di torce e cellulari per chiamare le poche forze dell’ordine rimaste a Vasto, ma il sindaco ha detto no», ha più volte ricordato Marisi.
La rabbia è contestuale alla paura. «La paura non porta mai nulla di buono», è il rammarico di Alinovi. «È necessario intervenire prima che i cittadini si facciano giustizia da soli». «Questa volta non mi fermo. Non starò più a guardare quello che accade passivamente. Questa città ha diritto alla sicurezza. Farò di tutto affinchè Vasto torni ad essere davvero il paradiso che era», insiste Angela Pennetta.
Paola Calvano
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