Bambina rapita e portata in Germania, la madre tra gli imputati: «Volevo ricominciare da zero»

6 Febbraio 2025

Il pm vuole il processo per tutta la famiglia: l’udienza predibattimentale vedrà imputati anche il padre 50enne, la sorella, la nonna e un’amica della madre, all’epoca dei fatti latitante

CHIETI. Un piano di fuga architettato nei minimi dettagli con la complicità di tutta la famiglia. Ecco cosa si nasconde, secondo la procura di Chieti, dietro il «rapimento» della bambina di 8 anni di San Giovanni Teatino che, lo scorso 24 maggio, la madre ha prelevato da casa della nonna e portato fino in Germania, dove è stata ritrovata il 3 luglio. Ora in cinque rischiano di finire sotto processo per il reato di «sottrazione e trattenimento di minore all’estero», punito con la reclusione da uno a quattro anni. Il pubblico ministero Giancarlo Ciani, al termine delle indagini della squadra mobile di Chieti, ha firmato il decreto di citazione a giudizio per l’udienza predibattimentale nei confronti della madre 36enne della bambina, del padre (50 anni), della sorella (20), della nonna (72) e di un’amica della principale indagata (37), all’epoca dei fatti latitante. 

IL NASCONDIGLIO TEDESCO 

Nella vicenda un ruolo fondamentale lo ha avuto anche un’altra latitante, vale a dire la cognata della 36enne, che, sfuggita dal 2017 a un mandato d’arresto internazionale per scontare 18 anni di carcere, si nascondeva proprio in Germania. E lì, in un appartamento di Duisburg, ha dato ospitalità a cognata e nipote in fuga, prima di essere scoperta dalla polizia (ma in questa inchiesta non c’è il suo nome, essendo i fatti avvenuti all’estero). La madre, ora imputata, è accusata di aver sottratto la bambina nonostante avesse il divieto assoluto di avvicinarsi a lei, perché le era stata sospesa la responsabilità genitoriale dopo un arresto per droga. Per la piccola, infatti, il tribunale dei minorenni dell’Aquila aveva nominato un curatore speciale, l’avvocato Monia Scalera, collocandola dalla nonna. Il movente? «Sono scappata all’estero», ha scritto in una lettera, «perché volevo ricominciare da zero e dare un futuro migliore a mia figlia. Non sono una cattiva madre, non sono quella che è stata descritta». 

IL RUOLO DI OGNI IMPUTATO 

L’anziana è finita nei guai perché ha consentito alla figlia di prelevare la bambina, senza allertare le forze dell’ordine. La sorella della piccola ha coperto la fuga della madre, raccontando una serie di menzogne alla polizia, a partire dal fatto che la donna fosse rimasta con lei fino alle due e mezza della notte tra il 24 e il 25 maggio quando, in realtà, era partita alla volta della Germania già nel pomeriggio. Il padre della minore, invece, ha fornito alla moglie l’aiuto economico per l’acquisto dei biglietti del bus per recarsi fino a Monaco di Baviera. E qui entra in gioco una delle due latitanti di questa storia: la 37enne lancianese che, in macchina, ha accompagnato mamma e figlia al terminal degli autobus di Bologna al fine di allontanarsi verso la Germania. 

IL BLITZ IN GERMANIA 

In territorio tedesco la 36enne si è rifugiata a casa della cognata, inserita nell’elenco dei 50 latitanti più peri- colosi redatto dal Dipartimento centrale della polizia criminale del ministero dell’Interno. La svolta c’è stata il 3 luglio: la polizia tedesca, su indicazioni arrivate dalla squadra mobile di Chieti, diretta dal commissario capo Nicoletta Giuliante, ha fatto irruzione nell’appartamento, ritrovando la bimba e catturando la madre e la zia, quest’ultima fuggiasca da sette anni. Ora la bimba è in una struttura protetta