Lanciano

Andrea Prospero, la famiglia non crede al suicidio. Sim e telefonini a setaccio

6 Febbraio 2025

Dopo il funerale, proseguono le indagini della procura seguite dai legali dei genitori dello studente. Gli avvocati Pacelli e Mangano: vanno acquisite informazioni legate ai fatti e non a ipotesi fantasiose

LANCIANO. Sono stati avviati gli accertamenti sui cinque cellulari e sulle numerose sim telefoniche presenti nel monolocale dove Andrea Prospero è stato trovato senza vita lo scorso 29 gennaio. Gli avvocati Carlo Pacelli e Francesco Mangano che assistono la famiglia del 19enne, di cui martedì si è celebrato il funerale, hanno depositato istanza per presenziare a tutti gli atti di indagine che la Procura di Perugia sta portando avanti. L'autorizzazione è intanto arrivata per le operazioni sui dispositivi elettronici, iniziate alla presenza dei legali della famiglia. La polizia postale, a cui l'accertamento è stato affidato, deve superare password e codici di sicurezza e poi iniziare ad estrarre i contenuti. «Ci vorrà almeno una settimana prima che si cominci a vedere cosa c'era nei cellulari del ragazzo», dice l'avvocato Mangano, «finora non sono stati trovati particolari blocchi». Entro 60 giorni sarà depositata la relazione. La Procura attende anche le risposte del portale AirBnb, attraverso il quale è stata fatta la prenotazione per il monolocale, sui dettagli delle transazioni effettuate. Andrea aveva in un primo momento prenotato e pagato l'appartamento dall’8 al 31 gennaio, per poi prorogarlo fino al 20 febbraio. Dalla sua carta ufficiale non risultano movimenti, il sospetto è che possa aver usato una delle due carte al vaglio degli investigatori. Una, ritrovata nel bagno del monolocale, sarebbe intestata a un uomo incensurato e residente fuori dall'Umbria, che sarà sentito dagli inquirenti. L'altra, ritrovata in un portafogli dalla sorella gemella Anna che l'ha consegnata alla polizia, pare intestata a persona straniera, non esistente. C'è poi la questione dei farmaci, di come benzodiazepine e oppiacei, i cui blister vuoti sono stati trovati accanto al corpo, siano finiti in mano al ragazzo. Saranno gli esami tossicologici a chiarire se Andrea è morto in seguito alla loro assunzione. Ieri, intanto, nuovo vertice in procura sulle indagini e oggi gli avvocati della famiglia incontrano il titolare dell'inchiesta, il procuratore Raffaele Cantone. «Vogliamo avere cognizione esatta di tutta l'attività della Procura», spiega l'avvocato Pacelli, «rispetto ai quesiti posti e alle richieste fatte. Ribadiremo l'appello della famiglia di Andrea perché si possa addivenire a sapere esattamente come sono andati i fatti. Per la famiglia il suo suicidio non è un'opzione, ma dobbiamo capire se ci sono già atti o prove che lo escludono». «In questa fase vanno acquisite più informazioni possibili legate però ai fatti, più che ad ipotesi fantasiose», aggiunge Mangano, «quello che emerge è il quadro di un ragazzo perbene, a modo, disponibile. La famiglia è convinta che dietro ci sia la mano di qualcuno. Siamo al fianco della Procura perché si faccia chiarezza, ma ci teniamo anche che l'immagine di Andrea e il dolore della famiglia siano rispettati».